Un omaggio al fascino femminile, immutato dall’Art Nouveau a oggi, come dimostra Alphonse Mucha. Un trionfo di bellezza e seduzione, la più ampia retrospettiva mai dedicata all’artista ceco scomparso nel 1939, prodotta e organizzata da Arthemisia a Palazzo Bonaparte di Roma, curata da Elizabeth Brooke e Annamaria Bava con la direzione scientifica di Francesca Villani.
Ospite d’onore della mostra, la Venere del Botticelli prestata dai Musei Reali di Torino che troneggia tra le oltre 150 opere esposte fino all’8 marzo, a sottolineare come l’ideale di bellezza femminile attraversi i secoli, immutabile nel tempo.
Luci, profumi, musiche, cromie, accompagnano il pubblico in un viaggio immersivo tra eleganza, natura e simbolismo, dove ogni dettaglio visivo, sonoro e tattile contribuirà a evocare l’incanto di un’epoca che ha reso l’arte parte integrante della vita. Mucha viene raccontato attraverso i suoi celebri manifesti teatrali, pannelli decorativi, calendari e illustrazioni, con i quali ha saputo reinventare l’immagine femminile nell’arte, trasformandola in icona di grazia e forza, protagonista indiscussa di un linguaggio decorativo ricco di fiori, linee morbide e atmosfere oniriche, che trasformarono il linguaggio visivo del suo tempo, anticipando i principi del design moderno. A rendere magica l’atmosfera, arredi, oggetti preziosi, fotografie e materiali d’epoca.
Come ha sottolineato la presidente di Arthemisia, Iole Siena, «Mucha è stato un comunicatore visivo capace di dare una forma seducente e riconoscibile all’immaginario della Belle Epoque». La sua donna, con le linee flessuose, i capelli fluenti, le vesti leggere e gli elementi naturali che la circondano, è diventata l’icona universale di un movimento che ha rivoluzionato le arti applicate e la visione estetica tra fine Ottocento e inizio Novecento. Immagine che ancora oggi ispira moda, grafica e design, influenzando anche il moderno mondo dei tatuaggi.