Dopo dieci anni di assenza, M.C. Escher torna a Milano con una grande mostra aperta fino all’8 febbraio al Mudec – Museo delle Culture, curata da Claudio Bartocci, Paolo Branca e Claudio Salsi, in collaborazione con il Kunstmuseum Den Haag, allestita da Corrado Anselmi.
Novanta opere dell’artista olandese, affiancate da preziosi esempi di arte islamica e da installazioni immersive, ripercorrono la sua ricerca visionaria tra arte, matematica e percezione.
A firmare la progettazione luminosa è l’architetto Francesco Murano, uno dei maggiori esperti italiani di light design museale, che rinnova il suo lungo dialogo con l’universo escheriano: dieci allestimenti in oltre vent’anni di lavoro. Stavolta ha scelto luce laterale per eliminare le ombre, LED calibrati e un controllo rigoroso dell’atmosfera percettiva.
“Le opere di Escher sono estremamente sensibili – spiega Murano – perché la carta reagisce in modo immediato alla luce. Per questo motivo preferisco mantenere livelli di illuminamento bassi, rispettando i limiti di conservazione ma anche la natura intima del segno grafico. La luce deve accompagnare, non invadere». L’artista olandese, spiega, giocava costantemente con l’occhio dell’osservatore, e anche l’illuminazione deve farlo. “Quando lo spettatore si avvicina a una litografia, deve poter esplorare ogni dettaglio senza che la propria ombra lo tradisca. Per questo il sistema luminoso è studiato lateralmente, in modo che la proiezione dell’ombra cada oltre il campo visivo. È un modo per entrare nell’opera senza violarla”. L’uso di superfici riflettenti e pavimenti decorati crea un’atmosfera caleidoscopica che ricorda le architetture impossibili di Escher. In questi contesti la luce diventa materia architettonica: definisce, orienta, ma lascia sempre un margine al mistero. “La mia ambizione è far sì che ogni visitatore – conclude -, esca con la sensazione non solo di aver osservato un’opera di Escher, ma anche di aver compreso il modo in cui la nostra mente può coniugare il rigore geometrico alle visioni oniriche”.