La Camera di Consiglio più lunga della storia giudiziaria italiana dà il nome al film di Fiorella Infascelli con protagonisti Sergio Rubini e Massimo Popolizio, nelle sale dal 20 novembre. 36 giorni in cui 8 giurati, blindati in un appartamento-bunker nel carcere dell’Ucciardone, dovettero decidere condanne e assoluzioni per 470 imputati del Maxiprocesso di Palermo. Celebrato alla fine degli anni ’80, rappresenta una delle pagine più decisive della storia della Repubblica: per la prima volta lo Stato riuscì a infliggere una condanna collettiva a Cosa Nostra, riconoscendo l’esistenza dell’organizzazione mafiosa come struttura unitaria. Un momento di svolta giudiziaria e civile che ha cambiato per sempre la storia del Paese.
Non semplicemente un film “sulla mafia”, ma un’opera che riflette sul concetto di legge e giustizia, sull’esperienza umana e civile di chi fu chiamato a decidere il destino di centinaia di imputati, in una delle prove più alte e drammatiche della democrazia italiana.
Un racconto corale con al centro il Presidente della giuria (Rubini) e il Giudice a latere (Popolizio), affiancati da Betti Pedrazzi, Roberta Rigano, Anna Della Rosa, Stefania Blandeburgo, Rosario Lisma, Claudio Bigagli.
La sceneggiatura, firmata da Fiorella Infascelli e Mimmo Rafele con la collaborazione di Francesco La Licata, è stata sviluppata con la consulenza di Pietro Grasso, giudice a latere del Maxiprocesso.
Girato interamente in interni, con un’impostazione scenica teatrale che restituisce la tensione e l’isolamento di quei giorni. L’utilizzo dei materiali di repertorio, collocano le vicende dei giurati dentro un quadro storico e civile più ampio.