A novembre si accendono a Roma le luci del Med Film Festival, dedicato alle cinematografie euro-mediterranee e mediorientali. Dal 6 al 16 novembre The Space Cinema Moderno, il Teatro Palladium, la Casa del Cinema e l’Archivio Flamigni, l’Università La Sapienza ospiteranno film e documentari, meeting industry, retrospettive storiche, focus tematici, eventi letterari, masterclass universitarie, incontri in carcere con i detenuti, per poi portare l’orizzonte mediterraneo anche in provincia, a Zagarolo, Riano, Sacrofano e Bracciano. Il tema di quest’anno è la “Speranza”, intesa come spinta vitale e attiva, verso un futuro di pace.
83 i titoli in anteprima nazionale, internazionale e assoluta che competeranno nelle diverse categorie, in rappresentanza di 33 paesi. 50 gli ospiti che incontreranno il pubblico in occasione delle proiezioni. Otto i film del Concorso Ufficiale che, tra finzione e documentario, intrecciano storie personali e interrogativi politici. La famiglia è il fil rouge che lega i tre film fuori concorso che parlano di censura e libertà, di autorità e disobbedienza. Mondi lontani ma in realtà vicinissimi sono anche quelli dove ci conducono i sei cortometraggi, alla scoperta di un Mediterraneo allargato mai così prossimo. Per il cinema italiano, quattro film profondamente politici che interrogano il nostro modo di abitare gli spazi, di vivere in comunità e di stare in mezzo agli altri.
Da non perdere, un dittico dedicato alla straziata Palestina, per meglio comprendere e circoscrivere le complessità dei contesti storici: Gli ingannati di Tewfik Saleh del 1972 sul sogno di tre rifugiati palestinesi di raggiungere la ricchezza e la sicureza in Kuwait e Il tempo che ci rimane di Elia Suleiman, un racconto della vita quotidiana degli arabi palestinesi a partire dal 1948 di cui il regista è anche il silente protagonista. Tra le novità di questa 31° edizione il Premio Ecumenico al film che sappia raccontare la profondità dell’esperienza umana, mettendo in luce valori universali come la speranza, la giustizia e la solidarietà.
Il Premio Koinè sarà conferito alla giornalista e attivista palestinese Aya Ashour, “Per aver difeso, con la forza della verità e della parola, il diritto all’informazione e all’istruzione, raccontando al mondo cosa significa vivere oggi a Gaza”.