Il nuovo delizioso film di Philippe Loiret, in sala dall’11 maggio

Il cinema francese segna un altro goal. Torna a regalare emozioni con il film Tutti i nostri desideri di Philippe Lioret, splendidamente interpretato da Marie Gillain e Vincent Lindon. «È una storia sulla pluralità dell’amore» spiega il regista di Welcome (premiato a Berlino nel 2008 e dieci candidature ai Cesar) che ha preso liberamente spunto dal romanzo di Emmanuel Carrere Vite che non sono la mia conservandone lo spirito e parte della storia: due giudici fuori dal coro, gli abusi delle finanziarie, l’indebitamento che con la crisi sta schiacciando un sempre maggior numero di persone, una grave malattia vissuta eroicamente.

«Nei mie film c’è sempre un incontro che ci aiuta a superare noi stessi – dice Lioret -. Questo mostra due persone che si uniscono contro l’assurdità del mondo e che, nell’urgenza, fanno muovere le cose». Si è chiesto cosa siamo disposti a fare e fino a dove siamo pronti ad arrivare quando si verifica una situazione estrema imprevista. «Le persone cambiano le loro priorità – spiega -, tessono legami che non avrebbero mai immaginato, spesso superano se stesse».

Il film mette sotto accusa gli abusi di certe finanziarie che offrono cinicamente credito al consumo per “soddisfare ogni vostro desiderio” (da qui il titolo del film), che spingono persone con redditi modesti nella trappola dei soldi facili e che poi finiscono schiacciate dai perversi ingranaggi dell’insolvenza per via dei tassi d’interesse proibitivi. È quanto accade a Celine (Amandine Dewasmes) giovane mamma di una compagna di classe della figlia di Claire (Gillain), battagliera magistrato di Lione che un giorno se la ritrova davanti in tribunale, strozzata dai debiti.

Una sorta di vicenda autobiografica, che spingerà la giudice ad avviare una personale battaglia contro le derive del credito al consumo in cui coinvolgerà il collega Stéphane (Lindon), giudice esperto e disincantato, sensibile al problema. «Una storia di una forza, di una violenza e di una tenerezza infinite – spiega l’attore -. Lioret affronta le tematiche sociali, parlando al cuore invece che alla testa. E quando tocca il cuore, affonda». Il film, presentato alle Giornate degli autori a Venezia, cattura decisamente la mente e l’anima dello spettatore.

Lindon, grazie alla profonda intesa col regista, ha retto bene la fatica di undici settimane di riprese e la complessità del suo ruolo: «Stéphane sarà per Claire ben più di un collega esperto cui affidarsi – racconta -. Tra i due nasce un legame profondo basato sulla stima e sul desiderio condiviso di rendere il mondo più giusto». Un ruolo che ha una certa continuità col suo personaggio di Simon del film Welcome, sempre di Lioret. «Anche questa – ammette Lindon – è la storia di alcuni individui che fanno qualcosa per qualcuno, in un modo o nell’altro entrambi i film raccontano il riscatto di un uomo disincantato che ritrova l’ardore incontrando un’altra persona. Qui grazie a Claire lui ritrova il gusto per la lotta».

Marie Gillain per interpretare Claire ha frequentato i tribunali e giudici che si occupano di persone disperate, in preda all’ansia, mettendosi nei loro panni. «Claire fa di tutto per lasciare dietro di sé qualcosa di valido, che sia utile alle persone che ama. La sua energia e la sua vitalità nel far muovere le cose sono più forti di tutto il resto». Si è ispirata, racconta, a una frase di sua madre: «Chi non ha voglia di far nulla trova una scusa, chi ha voglia di fare una cosa trova un mezzo».