A distanza di venticinque anni torna il 21 agosto sul grande schermo Il re leone, il cartone Disney amato da intere generazioni trasformato in un magnifico, emozionante film live-action dall’attore, produttore, sceneggiatore e regista Jon Favreau. Un miracolo della tecnica photo real abbinata alle riprese dal vivo dei suggestivi, meravigliosi territori africani che danno alla pellicola un ottimo sapore realistico, quasi da documentario. Simba, Nala e il loro branco tornano a farci sognare un mondo dove i giovani forti e determinati sapranno cambiare le sorti del loro popolo destinato all’estinzione e dove, come in ogni favola che si rispetti, il giusto avrà la meglio sul cattivo profittatore.

Stupisce la perfezione raggiunta dalla tecnica digitale che nulla toglie, se non un po’ di tenerezza rispetto al cartoon, ai personaggi protagonisti del film, trascinando lo spettatore in situazioni immersive nuove e profondamente coinvolgenti. Un film proprio per questo innovativo, anche se un briciolo meno emozionante e un po’ più lungo del precedente. A far sognare un futuro migliore, i cieli africani stracarichi di stelle da dove i nobili antenati proteggono i loro discendenti e la sempre magnetica colonna sonora che Hans Zimmer creò nel 1994.

A presentare il film a Roma Elisa e Marco Mengoni, che danno la voce italiana agli adulti Simba e Nala, cercando di restare fedeli al tono dei doppiatori originali Donald Glover e Beyoncé. Non essendo attori hanno seguito i preziosi consigli di Fiamma Izzo. “La lingua è come una materia plastica, lavori sui toni, Beyoncé li ha molto bassi – racconta Elisa -. Non ho cercato di imitarla, la ricerca mi ha arricchita, ho lasciato intatte le assi portanti e aggiunto alcuni falsetti miei, seguendo le sue orme nel cantato”. “La lingua inglese melodicamente è un po’ più fredda della nostra, ho fatto fatica a riportare il tono originale all’italiano – spiega Mengoni -. Simba muta durante il film, all’inizio mi sono ispirato a me stesso, eterno ragazzo, poi ho lavorato sulla fierezza, sul prendersi la responsabilità della propria vita. L’Africa è una fonte di ispirazione eterna”.