L’intimo, ruvido mondo dei cow boy americani dediti ai rodeo, a noi praticamente sconosciuto, è messo in luce dal film The Ride, nelle sale dal 29 agosto. La regista cinese Chloè Zhao penetra con lucida sensibilità e mano ferma l’animo di un gruppo di giovani Sioux dalla pelle chiara, nati e cresciuti nelle riserve indiane del South Dakota, che rischiano continuamente la vita sfidando tori in sella a indomiti cavalli. Una passione che non svanisce neppure quando sono vittime di gravi incidenti, come accade al protagonista della storia, che nel film interpreta se stesso, con i suoi veri amici e parenti. Una scelta precisa della regista che ha saputo trasformare magistralmente quello che poteva essere l’ennesimo seppur interessante documentario in un bellissimo film, durissimo e estremamente poetico.

Recitazione da Oscar per il giovane cavallerizzo Brady Jandreau che vede sfumare i suoi sogni di star dei rodei dopo una grave caduta da cavallo in seguito alla quale non potrà più gareggiare né montare  e addestrare i quadrupedi tanto amati. Dovrà affrontare una dura lotta con se stesso per superare fisicamente e soprattutto psicologicamente il trauma, accompagnato dall’amore del ruvido ma presente padre, della sorella autistica, degli amici fraterni, tra cui l’ex campione Lane Scott, invalido totale dopo una tremenda caduta. Tutte persone vere che interpretano se stesse, riprese nelle loro case, nella vita quotidiana, che l’abile regista ha trasformato in attori navigati.

Si resta per quasi due ore incollati allo schermo, affascinati malgrado l’asprezza da quella realtà, dove la caparbio sfida con la morte sembra l’unico modo per riscattarsi da una vita povera e spoglia, vissuta su terre aride, polverose, desolate, ammorbidite solo da tramonti mozzafiato, dall’amore tra uomini e animali. Per Bradley i cavalli sono la vera ragione di vita, malgrado il suo durante quella fatidica gara lo abbia disarcionato schiacciandogli la testa, provocandogli una forte emorragia cerebrale e il coma. Ora vive con una placca di metallo in testa, Chloé gli ha chiesto perché sta rischiando così la vita. Risposta: “mi sento inutile se non posso fare quello per cui sono nato”. E questo magnifico film ti trascina in questo vortice di emozioni, rendendoti partecipe fin nel profondo di questo per noi assurdo, sconcertante mondo.