Dal romanzo di Colin Clark, il film dedicato al mito della Monroe

«Per molti la Monroe è un’icona più che un’attrice. La gente conosce meglio le sue immagini sui poster che i suoi film». Ne è convinto il regista Simon Curtis che fa rivivere la diva scomparsa nel film Marilyn (tratto dal romanzo autobiografico di Colin Clark La mia settimana con Marilyn), dal 1 giugno nelle nostre sale con Lucky Red.

A impersonarla una bravissima e intensa Michelle Williams, che per questo ruolo è stata candidata all’Oscar e ha ottenuto il Golden Globe come miglior attrice protagonista. Un ritratto inedito, intimo, comico e commovente, della celebre star hollywoodiana, sul suo breve legame con un giovane e sconosciuto assistente alla regia, (Eddie Redmayne), durante le riprese in Inghilterra nel 1956 del film Il principe e la ballerina diretto e interpretato da Laurence Olivier (Kenneth Branagh). L’attrice sbarca a Londra per la prima volta, con il neomarito Arthur Miller, durante la luna di miele, per interpretare il suo primo film da produttrice. Stenta però ad inserirsi nel cast londinese che la snobba, tra ritardi, alcol, pillole e crisi depressive, si aggrapperà a quel ragazzo sconosciuto che sa come tenderle una mano.

Il film mostra la miriade di problemi nati durante le riprese per le incomprensioni nate tra lei e Olivier, che si rifiuta di adattarsi al carattere della Monroe e al suo attaccamento al metodo Stanislavskij che insisteva a praticare sotto la guida di Paula Strasberg. Curtis ha saputo ben bilanciare le parti drammatiche e i toni da commedia, gettando uno sguardo dietro le quinte per svelare chi fosse realmente Marilyn in questo delicato passaggio della sua vita e della sua carriera attraverso una sorta di confessione intima di Clark che ricorda con affetto l’incredibile settimana da lui trascorsa facendo da guida in giro per l’Inghilterra all’inquieta donna più famosa del mondo. Spaventata, insicura, disperata, talvolta insopportabile, ma anche tenera e vulnerabile. Lui, figlio di un noto scrittore e storico d’arte, la introdurrà nel suo esclusivo mondo, dal collegio di Eton al castello di Winsor.

«Sono cresciuta col suo poster in camera – racconta Michelle Williams -, ho provato a immaginarla come un’attrice qualsiasi, come un’amica. Sono sempre stata più attratta dalla sua vita privata che da quella pubblica». E si cala meravigliosamente sia nei panni della star internazionale che in quelli della donna insicura e dell’ingenua protagonista del film di Olivier, riuscendo a cantare e ballare perfettamente, senza controfigure. Per prepararsi al ruolo, racconta, ha letto qualsiasi fonte e studiato i movimenti di Marilyn per ricrearne il suo modo unico di camminare e persino quella famosa discesa dalla scaletta dell’aereo. «Mi è stato utile vedere e rivedere i suoi film – confessa -. Lei si aspettava di andare a Londra e di fare un film con l’attore più ammirato dell’epoca per ottenere quel rispetto che come attrice pensava di meritare, ma si sentì maltrattata e derisa. Aveva bisogno di alleati e ne trovò uno in Colin». È davvero convinta del talento della Monroe. «Lei voleva ruoli drammatici ma io la preferisco nelle commedie – afferma -. Ne Il principe e la ballerina fa sparire completamente il resto del cast, Sono tutti rigidi, manierati, arcaici. Se lei facesse quel film oggi non ci sarebbe niente nella sua performance fuori moda o appassito. Lei è attuale e bellissima».