Russell Crowe è cambiato. Dopo anni trascorsi a sostenere un atteggiamento da misantropo ritardatario più incline al’ira che all’umano confonto con stampa e fotografi, l’attore neozelandese premio Oscar nel 2000 per Il gladiatore sembra aver voltato pagina. Oltre ad esibire un’ insolita puntalità, dispensa battute, buon umore ed una incredibile disponibilità al dialogo. Che sia per merito dell’atmosfera romantica e gioviale della sua ultima fatica cinematografica o per una più materiale e pratica necessità di marketing, il “gladiatore Crowe” sembra ben deciso a voler cancellare la sua fama di “antipatico”. Ma al nuovo Russel privato, coincide anche un insolito personaggio sullo schermo che, abbandonate vendette e combattimenti all’ultimo sangue, segue il ritmo di una commedia romantica. Dopo aver mietuto successi con l’epopea antica dell’eroe sfortunato ma indomito, Ridley Scottporta sullo schermo Un’ottima annata ( in lingua originale A Good Year in uscita nelle sale italiane il 15 dicembre), tratto dall’omonimo romanzo dell’amico Peter Mayle. ” Dopo tanto tempo ho capito che il cinema non è altro che un mezzo messo a disposizione del regista per creare. E considerata da questo punto di vista è importante lavorare con registi di talento – continua Crowe nella sua cavalcata verso la nuova fama di “simpatico” e “disponibile” – Con Ridleycondivido il gusto per una certa estetica, i valori fondamentali e soprattutto il senso dell’humor. Da Il gladiatore abbiamo sempre deiderato tornare a lavorare insieme, ma è stato impossibile fino a questo film, che Ridley chiamava “il progetto del vino” ed al quale ha dimostrato di tenere in modo particolare.” In effetti i sapori ed i profumi inebrianti dei vigneti caratterizzano gran parte di quest’opera, non fosse altro che per la sua ambientazione genuinamente provenzale.

Max Skinner è un banchiere di successo londinese specializzato in transazioni finanziarie. Un uomo egoista, cinico e senza scrupoli il cui unico interesse è accumulare ricchezza ed acquisire potere. I trionfi di Max sono in linea con la sua filosofia di vita, secondo la quale “vincere non è tutto, è l’unica cosa.” In seguito al suo ultimo successo riceve la notizia della morte dell’anziano zio Herry. Max è l’unico beneficiario della sua tenuta in Provenza che, oltre ad avere un valore economico, torna ad essere il luogo della memoria e dei ricordi dove diventa possibile riappropriarsi di una vita persa di vista. ” E’ la storia di un uomo avido che per puro caso inizia questo viaggio avventuroso dentro di se – continua – Deve riscoprire la vita. Qui non ci troviamo di fronte alla solita struttura narrativa secondo la quale abbiamo un personaggio povero che termina il suo cammino incredibilmente ricco. Max è un privilegiato fin dall’inizio ed alla fine continuerà ad esserlo ancora di più, ma attraverso un significato tutto diveroso.” Com’era accaduto per Il gladiatore anche in questo caso Crowe e Scott hanno collaborato alla sistemazione di una sceneggiatura, di cui solo una quarantina di pagine hanno visto i due perfettamente in accordo. Cumunque, tra un confonto e l’altro, i tempi della commedia sono stati perfettamente rispettati, arricchendo la vicenda con scene capaci di dare vita, fiato e ritmo a gran parte del film. Come è più volte rimarcato nella storia e come lo stesso Crowe chiarisce ” tutta la vita ha un ritmo. Che si tratti di infliggere un colpo mortale o di dare una battuta comica non c’è alcuna differenza. Ridley è assolutamente consapevole di questo, e sa che per me non c’è alcuna differenza tra il lottare con una tigre od il cadere dentro una piscina colma di escrementi di vacca. Se lui me lo chiede io faccio entrambe le cose senza problemi.”

Sposato e padre di due bambini, l’attore neozelandese sembra dover molto all’atipica e pittoresca figura di suo zio David, attore non professionista, a cui si è ispirato per questo ultimo film, ma a cui deve soprattutto uno dei principi fondamentali per chi calca il palcoscenico o diventa protagonista del grande schermo. ” Quando cominciai a lavorare in teatro c’era la teoria tutta inglese che un attore non dovesse mai dare il 100% . Mio zio mi chiarì immediatamente le idee. Dovevo assolutamente dare tutto me stesso, perchè il punto non ero io ma il pubblico a cui dovevo donarmi completamente.” Dopo aver chiarito che nel suo futuro ed in quello di Scott non esiste per ora il progetto di un sequel di Ilgladiatore, parla con piacere delle riprese da poco terminate con Scott di American Gangster, accanto a Denzel Washington. ” Sono tornato a lavorare con Denzel dopo quasi dieci anni. In questo caso rappresentiamo due mondi totalmente diversi che s’incontrano e si scontrano. E’ per questo che Ridley ha voluto che girassimo in due tempi diversi le parti che ci riguardano. Comunque tutta la vicenda si rifà a dei personaggi realmente esistiti, in particolare a Frank Lucas che tra la fine degli anni sessanta e l’inizio dei settanta ha incrementato il traffico di droga direttamente dal sud-est asiatico, facendola entrare in America nelle bare dei soldati morti in Vietnam. A me questa volta è toccato il ruolo del polizziotto che darà la caccia a Lucas, cercando anche di cambiare la mentalità all’interno della polizia.” Terminato l’incontro con la stampa, Crowe non fugge velocemente ma si concede a domande extra, autografi e foto il tutto arricchito da sorrisi ed affabilità. Che sia cambiato veramente? 

di Tiziana Morganti