Dotato di cuore, cervello, forma e sostanza, il Nuovomondo di Crialese mostra il volto più giovane, originale e consistente del cinema italiano, mette in evidenza una forma creativa lontana da qualsiasi stereotipo interpretativo tipico della nostra cinematografia, per abbracciare, finalmente, un’opera capace di vibrare di spirito internazionale nonostante la sua impostazione strettamente regionale. Pur utilizzando il dialetto siciliano, Crialese dimostra com’è possibile uscire dall’angusto spazio ritagliatosi dagli autori nostrani, troppo ripiegati su loro stessi, per tentare la via di una narrazione storica attraverso un’ottica esclusivamente umana. Come lo stesso regista ha confermato, non era assolutamente sua intenzione realizzare un film di denuncia. Dunque nessun sensazionalismo ma immagini, suoni, visioni oniriche e soprattutto volti e sguardi di piccoli uomini che, inconsapevolmente hanno scritto la storia di uno dei più vasti fenomeni sociali. La forza di questo viaggio nell’umanità curiosa e stupita, che guarda oltre Oceano per ricercare un futuro negato e sognato, ha gli occhi fiduciosi e puliti di Salvatore ( Vincenzo Amato), uomo del vecchi mondo capace di fantasie incredibili e visionarie. Prima di approdare ad Ellis Island, e dell’ inizio di una sequenza di esami e prove intellettive, superati i quali si entra di diritto in America, Crialese ci regala delle immagini dall’incredibile forza rappresentativa, capaci di sostituire parole che, mai come ora, sembrano del tutto accessorie. Dai toni grigi con cui è dipinta la scena della partenza, attimo che segna il distacco fisico dalla terra madre e da coloro che sono depositari della stessa cultura ma che improvvisamente si trasformano in altro, al candore latteo di un mare in cui i protagonisti sognano di nuotare verso abbondanza e possibilità, tutto l’ambiente circostante sembra riprodurre e concretizzare le forme di una speranza troppo a lungo nutrita e falsamente instillata. Tra monete che cadono direttamente dagli alberi, ortaggi che sembrano essere il simbolo di una terra infinitamente fertile, Salvatore e Lucy ( Charlotte Gainsburg) si collocano in un panorama vasto, dando vita a due individualità a cui è affidato il compito di rappresentare due mondi a confronto. Salvatore è un uomo antico, Lucy una donna moderna e tra loro una distanza colmata da una uguale necessità di speranza. Crialese intesse una storia narrata attraverso piccoli gesti quotidiani, interpretata da uomini la cui esistenza è del tutto insignificante nella visione di una realtà storica globale, ma che allo, stesso tempo, di quella quotidianità è composta in ogni suo elemento. Ispiratosi ad America, America ( 1963 ) di Elia Kazan, Crialese rinuncia alle atmosfere trionfalistiche e nazionalistiche di quella pellicola per addentrarsi in una narrazione più personale e distaccata della “terra promessa”, privilegiando toni più umani. Non ci troviamo di fronte ad un film politico, storico o sociale, ma si tratta di un percorso il cui unico scopo è quello di raccontare la storia d’eroi inconsapevoli, uomini d’altri tempi che credono ancora nell’importanza del mistero e vedono cose che non si vedono, ma che non per questo non esistono.

di Tiziana Morganti