Denuncia sociale con il nuovo film di Claudio Fragasso

A risvegliare le coscienze sul dramma di tanti nostri militari colpiti da radiazioni durante missioni di pace all’estero arriva venerdì 7 maggio nelle sale il film di Claudio Fragasso Le ultime 56 ore. Prodotto da Carlo Bernabei e distribuito da Medusa in circa 200 sale, il film mischia diversi generi per portare alla luce e all’ attenzione di una sempre più distratta opinione pubblica una vicenda sulla quale dapprima si è steso il solito velo di silenzio e poi, finalmente, si è arrivati a riconoscere i danni subiti da tanti ragazzi che, ignari, in zone di guerra, hanno respirato particelle di uranio impoverito e sono stati colpiti da leucemia. Fragasso ha usato i toni del thriller, del dramma, del film poliziesco d’azione, della commedia sentimentale, giocando tra realtà e finzione, per catturare il pubblico di ogni sesso ed età e aprirgli gli occhi su un argomento altrimenti duro da digerire.

In apertura del film ha “rubato” la celebre scena del cecchino vietnamita di Full Metal Jacket, poi fa un omaggio al cinema poliziesco italiano degli anni ’70 con l’inseguimento nel traffico cittadino di due balordi (Libero De Rienzo e Francesco Venditti) che hanno preso in ostaggio un bus pieno di gente. La scena della rapina è ispirata al film Roma violenta (e infatti molti stunt sono i figli di quelli di allora). C’è anche il cinema americano d’assedio come John Q, The Rock e Inside man di Spike Lee. «Ho sempre giocato sui generi, chi mi conosce lo sa – conferma Fragasso, noto per i suoi film d’azione infarciti d’impegno come i Milano-Palermo sulla mafia – . Michael Bay ha preso da me, facevo film negli Usa quando lui era un poppante – aggiunge scherzando, ma non troppo – .Qui ho unito il cinema di genere e il contenuto».

A parte qualche lacuna nella scrittura, è perfetta anche la scelta di far ruotare la storia intorno all’integerrimo colonnello dell’esercito Moresco (Gianmarco Tognazzi), reduce dalle missioni di pace in Kosovo che, con un’operazione discutibile, cerca di portare all’attenzione del mondo il dramma dei militari colpiti dalle radiazioni: «Moresco ha un forte senso della disciplina – spiega Tognazzi – ma e’ costretto ad agire in maniera molto provocatoria. Solo alla fine si capirà davvero chi è quest’uomo e quale fosse davvero il suo progetto». Lo capirà anche la sua amica dottoressa (Barbora Bobulova) che ha visto morire per quel terribile male anche suo marito, collega e amico di Moresco. Contrapposto al protagonista c’è il negoziatore delle forze dell’ordine Manfredi (Luca Lionello), bravo ma completamente fuori dagli schemi, che ha sulle spalle anche un pesante dramma familiare.

«Fragasso mette in condizione limite i suoi attori – racconta Lionello – e in questo film io e Tognazzi rappresentiamo due persone innamorate che si accorgono, poco a poco, di perdere le proprie basi». Tognazzi per entrare a fondo nel personaggio sul set ha cercato di darsi una disciplina: «Quella che non ho nella vita – ammette -. Si parte da uno spunto reale per fare un film d’intrattenimento. Nel film per i miei uomini sono come un padre, c’è qualcosa di profondo che spero venga fuori da questo ambiguo personaggio». «Il Ministero della Difesa e degli Interni hanno dato supporto al film perché le problematiche che affronta sono di interesse sociale» spiega il produttore Carlo Bernabei. Ci sono voluti una decina d’anni solo per far dire la verita. «Il film arriva in un momento in cui le Forze Armate si sono aperte – dice Emerico Laccetti dell’Osservatorio Militare -, si collabora, l’argomento è forte e non si chiude, grazie anche a voi che continuate a parlarne».