Partiamo da una considerazione basilare senza la quale qualsiasi analisi di questo film potrebbe risultare in qualche modo falsata: il regista Giorgio Molteni ha voluto realizzare un chiaro omaggio (a questo punto sembra proprio che Tarantino abbia dato inizio ad una moda epidemica) ai cosìddetti b-movie orientati tra il poliziesco ed il sexy-perverso, che popolarono la cinematografia anni ’70/’80 esagerando volutamente su dialoghi e situazioni condotte all’estremo. Detto questo possiamo addentrarci con maggior chiarezza ed onestà all’interno di una pellicola che comunque lascia perplessi e stancamente annoiati. In un finire di stagione piuttosto sottotono e deludente (sia per la qualità delle uscite che per il riscontro del pubblico) Legami sporchiha il grande merito di passare tranquillamente inosservato senza suscitare entusiasmi ed aspre critiche. Priva di quel senso dell’umorismo e dell’eccesso che hanno caratterizzato i predecessori del genere, la storia scritta e realizzata da Molteni è in grado di promettere senza mantenere, regalandoci solo il gusto di un intreccio piuttosto confuso e superficiale. Da una signora benestante che gioca a fare la dark lady di fronte ad una web-cam, all’eroe sempre doverosamente dannato e sfortunato per terminare con un investigatore privato stanco ma sempre ipoteticamente pronto a fare sesso, ogni personaggio rappresenta un cliché così scontato e poco attraente da sfociare nel soporifero.

Se poi ai protagonisti si aggiunge una corte di comprimari composta da una prostituta per vocazione, una moglie innamorata e fedele ma alla fine pronta ad andare con il primo che passa, per non parlare di figlie diseredate disposte a tutto pur di far crollare la credibilità di una matrigna naturalmente giovane e sexy, si capisce come sia semplice passare il limite stabilito. Sia ben inteso che questa critica non viene rivolta certo ad una sostanziale mancanza di realismo (elemento tra l’altro necessario per enfatizzare il genere) ma alla caduta del coraggio che non ha permesso una totale ed estrema caratterizzazione, indugiando all’interno di una confusione e ad una epurazione delle atmosfere. In fin dei conti Legami sporchi era stato annunciato come un sexy thriller, ma nella realtà dei fatti questi due elementi si diluiscono drammaticamente, non riuscendo ad imporre suspance ed erotismo. Morti violente e “indolori” sulle quali la telecamera non indugia, spogliarelli appena annunciati ed una indagine bel lontana dal coinvolgere lo spettatore costruiscono un film di fronte al quale chiunque si sentirebbe deluso. Per non parlare di un linguaggio ed un’immagine distanti anni luce da ciò che la “torbida” fantasia autoriale di Tarantino definirebbe come b-movie.

di Tiziana Morganti