Nei cinema il nuovo film dei registi di “Matrix”

Un cast stellare per una storia senza tempo, che viaggia avanti e indietro tra preistoria e fantascienza per quasi tre ore di pellicola rompicapo. Cloud Atlas, il nuovo film degli autori di Matrix, i fratelli Lana e Andy Wachowski, con l’aiuto del regista tedesco Tom Tykwer, ispirato all’omonimo fantaromanzo bestseller di David Mitchell L’atlante delle nuvole, costato la bellezza di un centinaio di milioni di dollari, nel primo giorno di programmazione in Italia si è piazzato al terzo posto al botteghino con un incasso di 128.723 euro.

Chissà se poi farà il pienone di pubblico questo lunghissimo, sconclusionato e anche un po’ soporifero viaggio attraverso sei epoche, passate, presenti e future, dove i protagonisti (Tom Hanks, Halle Berry, Susan Sarandon, Hugh Grant, Hugo Weaving, Jim Broadbent, Doona Bae) accomunati da una voglia a forma di cometa, si reincarnano in luoghi e situazioni diverse con l’assurda pretesa di trovare e dare una risposta al senso della vita.

«Il nostro obiettivo era di sviluppare una meta-narrazione che legasse tutto in un’unica storia che scorre secondo una propria dinamica» spiega Tykwer che ha contribuito a girare coi Wachowski questa storia ambiziosa, la cui difficile comprensione ricorda Matrix, senza averne però la stessa potenza visionaria, in cui si dà per certo che ogni vita continui la sua traiettoria individuale attraverso i secoli. Di volta in volta le anime rinascono e rinnovano i loro legami con le altre anime e l’amore sopravvive. «La nostra vita non ci appartiene – dice uno dei personaggi -. Dal grembo materno alla tomba, siamo legati agli altri, passati e presenti. E da ogni crimine, da ogni gentilezza, generiamo il nostro futuro».

Il film parte da un lontano pianeta dove, in un’epoca imprecisata, un vecchio guercio spiega a un nugolo di bambini che “alcune anime possono migliorare nei secoli, altre no”. È uno dei personaggi in cui si cala Tom Hanks, che troviamo a metà Ottocento avido schiavista solcare su un veliero i mari del Sud, nel ‘900 è un biondo professore scozzese omosessuale, nell’attualità è una sorta di rasato naziskin, nel futuro diventa pastore di capre e un vecchissimo saggio orbo nel 2300.

Nello scorrere dei secoli si intrecciano le misteriose vicende di un’intrepida reporter e di una sorta di madonnina dagli occhi a mandorla del 2144 nei panni di una clone cameriera in un fast food della nuova Seul sentenzia che “non importa se si nasce in un utero o in un tubo”. Difficile riconoscere chi delle star si celi dietro questi spesso orribili travestimenti. Crea però sconcerto scoprire che sotto la variopinta e viscida pelle del perfido cannibale dentone del 2300 si celi il tenero fidanzatino di Notting Hill. Sì, proprio Hugh Grant, cui sconsigliamo vivamente la “reincarnazione”.