Schiavitù antiche in tempo di moderne schiavitù. La tv ne parla tornando sulle orme del guerriero mandingo Kunta Kinte nella nuova serie di Radici, quattro episodi di due ore ciascuno in onda su History Channel di Sky dal 16 dicembre alle 21.
Tratto dall’omonimo romanzo di Alex Haley, il remake della serie che quarant’anni orsono incollò al piccolo schermo milioni di spettatori di tutto il mondo per seguire la tragedia della schiavitù in America e la lotta per la libertà della popolazione di colore, ha un cast stellare che affianca l’esordiente Malachi Kirby nel ruolo di Kunta Kinte, il premio Oscar Forest Whitaker con Anna Paquin, Laurence Fishburne, Jonathan Rhys Meyers, James Purefoy.
La nuova serie, prodotta da A+E Studios, diretta da Bruce Beresford e Philip Noyce è stata presentata al RomaFictionFest alla presenza dei protagonisti di ieri e di oggi. Il taglio innovativo, realistico, rende l’ orrore della schiavitù ancor più doloroso, più edificante la resistenza.

“Libertà, giustizia, famiglia, sono temi universali, importanti se sei un essere umano, a prescindere da dove provieni. Questa nuova versione, già acquistata da più di duecento paesi, serve a far conoscere la storia alle nuove generazioni – sottolinea LeVar Burton, protagonista nel 1977 e oggi coproduttore dell’ attuale -. Rivisitare questa storia mi ha dato l’opportunità di sfruttare le ricerche non fatte quarant’anni fa per la prima serie. Questa è più dettagliata dal punto di visto storico, mostra che la schiavitù non è stata sradicata e neppure alleviata. C’è una migrazione forzata in America e lo spostamento di massa crea la paura dell’altro. E’ una storia universale”.

“Ho visto la prima serie, mi ha colpito, ma non ho voluto ricrearla  – spiega Malachi Kirby -. Volevo provare sulla mia pelle cosa provava Kunta, paure, ansie. Sono nato a Londra, ho origini giamaicane, il 75% del mio Dna dice che vengo dall’Africa Occidentale, ma non so esattamente da dove. La schiavitù ci ha privati tutti dell’identità. Le piantagioni americane sono un pezzo della nostra cultura, ho provato quello che vi succedeva”. Le scene sulla nave, delle frustate, ricorda, sono state le più difficili da girare: “Mi sentivo inadeguato per il ruolo di Kunta, ho pregato per non intralciare i suoi sentimenti, ogni giorno c’era una nuova sfida”.
Come mai neppure Obama, primo presidente nero statunitense, è riuscito a smorzare i toni antirazziali? “Perché è l’America” taglia corto rassegnato LeVar. Quando pensa sarà abolita la schiavitù? “Spero prima del Ventitreesimo Secolo!”.