La nuova versione della celebre fiaba dal 4 aprile in sala

Una Biancaneve col bel faccino e la grazia di Audrey Hepburn e la scattante, aggressiva combattività di Bruce Lee. Una matrigna cattiva che vuole distruggerla con l’astuzia, per strapparle dalle braccia il bello e ricco principino azzurro e portarlo all’altare. Sette nani dai nomi improbabili, acrobati e manigoldi, che alle fatiche della miniera preferiscono il più lauto borseggio di ricchi viandanti, saltellando sui trampoli per esorcizzare la loro bassa statura.

Una bestia feroce, tanti effetti speciali, scene e costumi mozzafiato, ironia a manbassa. Sono questi gli ingredienti della riedizione, in carne e ossa, del film Biancaneve, portato in Italia da Rai Cinema e da 01 Distribution nelle nostre sale dal 4 aprile. Un film divertente, ironico, per famiglie, che mescola azione, commedia e complotti, nell’originale adattamento dell’intramontabile fiaba dei fratelli Grimm partorito dal regista Tarsem Singh (The Cell, Immortals).

Protagonista un’ironica e divertente Julia Roberts nei panni dell’affascinante e spietata matrigna che non si rassegna al passare del tempo e si fa il sangue cattivo di fronte alla gioventù della figliastra, interpretata dall’eterea Lily Collins (Abduction). Il bel principe è Armie Hammer (The Social Network, J. Edgar) e Nathan Lane (The Birdcage) il servo pasticcione della regina. Una donna avida e spietata, che dopo la misteriosa scomparsa del sovrano (Sean Bean) prende in pugno le redini del regno dissanguando a suon di tasse il popolo e rinchiudendo nel palazzo la bellissima figliastra diciottenne. Ma quando la principessa conquista il cuore di un affascinante e ricco principe di passaggio, la regina, in preda alla gelosia, fa portare la fanciulla nella foresta per farla ammazzare. Salvata dai sette nani delinquenti, Biancaneve li rimetterà sulla retta via, prendendo da loro il coraggio per riconquistare, armi in pugno e tanti pugni, bel principe, soldi e regno.

«Tarsem racconta la storia a un livello molto più ampio dei Grimm. La componente della doppia personalità della regina mi ha molto incuriosita – spiega Julia Roberts –. La vediamo come appare nella vita quotidiana e poi com’è riflessa nello specchio, più calma e composta perché ha il potere e la sicurezza che nella vita reale fa fatica a mantenere». Di Lily Collins dice: «È notevole nel ruolo di Biancaneve, è esattamente come immagini che debba essere, mi ha letteralmente incantata. È molto giovane ma è già una professionista. Anche se il mio personaggio è terribilmente cattivo e antipatico nei suoi confronti, lei è sempre stata molto dolce con me».

Di Hammer dice: «È davvero simpatico, abbiamo girato insieme scene lunghe, era preparato e divertente. Ha conferito grande humor al suo personaggio, non ci si stanca mai di vederlo recitare. Ciascuno ha contribuito con un’incredibile interpretazione del proprio personaggio, eravamo impazienti di aiutare Tarsen e di far parte del luogo magico che ha inventato. I set sono sensazionali – racconta -, come il cottage magico dove la regina incontra il suo alterego, la grande sala delle feste. Quando si vedono questi spazi pieni di gente con indosso costumi sensazionali si rimane letteralmente a bocca aperta. Credo che gli spettatori si perderanno in questo film».

«Nella versione più famosa della storia, alla base del comportamento della regina c’è la vanità. Nel nostro film invece, ciò che la spinge è la brama di potere – spiega il regista -. Vuole controllare il regno e la sua bellezza è il mezzo per arrivare allo scopo. La immaginavo malefica, oscura e malvagia ma anche irresistibilmente affascinante. Per questa regina astuta, vanitosa e totalmente amorale ma anche molto carismatica, chi meglio della donna più amata d’America? La sua risata e il suo sorriso l’hanno resa un’icona e ora diventano un aspetto del suo lato malvagio. E’ divertente vedere la sua immagine capovolta».

«Julia ha quel sorriso che tutti amano tanto, ma qui lo usa in maniera quasi sinistra – dice Lily Collins -. Biancaneve, essendo innocente, non si rende conto della vera natura malefica della matrigna, ma alla fine usa le sue stesse parole per difendersi da lei. È stato molto strano dover essere cattiva con Julia Roberts».

«All’inizio ero scettico su questo ruolo – racconta Hammer -, sembrava sdolcinato, ma Tarsem mi ha assicurato che avrei contribuito alla creazione del personaggio. Disse che voleva fare un film sulla ricerca del coraggio, dell’amore, del proprio posto nel mondo, pieno di humor. Il suo entusiasmo è stato contagioso. Il principe ha molte qualità, è stato addestrato a combattere, a ballare, conosce storia, scienza, matematica, comprende il mondo, anche se solo sulla carta. Decide perciò di andare alla ricerca dell’avventura e all’inizio ne trova più di quanta ne possa gestire». 

«Era nostra intenzione fare una versione cinematografica della fiaba classica, con attori in carne e ossa, che però conservasse l’atmosfera di un film d’animazione – spiega il produttore Bernie Goldman, che ha collaborato con Josh Pate e Melisa Wallack allo sviluppo della sceneggiatura. Tarsem era il regista perfetto: sa come migliorare una storia attraverso il colore e la luce. Come in alcune delle prime versioni della fiaba, i nani si mantengono facendo i briganti, rubano ai ricchi per se stessi. Sono stati emarginati dalla società e questa è la loro forma di vendetta. Abbiamo inserito nel film anche una sorta di bestia che vive nel bosco e ampliato il ruolo del re con un elemento misterioso che lo riguarda».

«Lily Collins sembra incarnare il bene classico, necessario al personaggio di Biancaneve – aggiunge il produttore Kevin Misher -. Il principe Alcot, innamorato di Biancaneve, è stato trasformato in un eroe più contemporaneo. Ha un ruolo chiave nel conflitto tra la giovane e la matrigna. Gli uomini si identificheranno facilmente in lui, le donne se ne innamoreranno». «È il classico bel ragazzo, alto un metro e ottanta, nel film è accessibile, affascinante e divertente – aggiunge Goldman -, tutti sul set lo consideravano come il loro miglior amico». «Tarsen è stato capace di amalgamare poesia, magia e visionarietà – conclude Misher -. Riesce a incorporare una vasta gamma di influenze dell’architettura orientale nella cultura occidentale».