Dal 6 giugno su Canale 5 la vita di Pupetta Maresca

Torna il grande melò su Canale5 e stavolta attinge dalla cronaca legata alla camorra. E forse la stravolge. Dal 6 giugno in prima serata Manuela Arcuri sarà la protagonista di Pupetta – Il coraggio e la passione, quattro puntate ispirate alla vita di Assunta Maresca, detta Pupetta. Luciano Odorisio dirige un cast nutrito in cui capegggiano Tony Musante (il boss), Stefano Dionisi (il poliziotto corrotto), Barbara De Rossi, Ben Gazzara, Luigi De Filippo, Guja Ielo, Sergio Arcuri e il debuttante Massimiliano Morra (il vendicatore). Nella fiction, che parte dalla metà degli anni ’50, la figura di Pupetta viene quasi santificata in quanto vittima della camorra e, soprattutto, dello strapotere maschile che contraddistingueva molte famiglie italiane e la società civile dei primi decenni del dopoguerra. Ma leggendo la vera biografia della Maresca si scopre che fu condannata nel ’59 a diciotto anni di reclusione per omicidio colposo (sparò al presunto mandante dell’omicidio del marito) e nel 1986 il Tribunale di Napoli stabilì che la donna apparteneva alla camorra come affiliata alla Nuova Famiglia e ne ordinò la confisca dei beni.

Qual è dunque la verità? Pupetta è vittima o criminale? I vertici della fiction Mediaset si affrettano a precisare che lo sceneggiato non è una biografia della Maresca (cui infatti viene cambiato il cognome in Marico) ma «Un melodramma popolare i cui aspetti della sua vita, nella ricostruzione scenica, sono stati fortemente romanzati». «Sullo sfondo c’è l’Italia delle passioni forti che ci piace raccontare nei nostri film, miscelando verità e finzione – sottolinea il produttore della serie Alberto Tarallo -. La nostra è una donna coraggiosa, forte, che da sola sfida la camorra e la sua famiglia patriarcale. Cambiarle il nome è stato un modo per dividere le due storie». E il regista Odorisio precisa: «Ho fatto una donna decisa, che si ribellava a quel mondo, non un calco della vera protagonista».

Insomma, per piacere al pubblico si cambiano i connotati alla realtà, però bisogna essere chiari e spiegarlo. La Arcuri, nella prima puntata, rappresenta una sorta di femminista ante litteram, che si ribella al padre-padrone e ai fratelli, onesti macellai, che le impediscono di uscire col fidanzatino e vorrebbero imporle un matrimonio col vecchio e potentissimo boss camorrista. Lei, testarda nel volerlo denunciare a un commissario corrotto come mandante dell’omicidio di un suo vicino, di cui è stata involontariamente testimone, finirà reclusa dal boss in convento. Più tardi, le farà fuori il marito e lei, con un figlio in grembo, si farà giustizia da sola. E qui le spettatrici si schiereranno sicuramente dalla sua parte.

Per questo gli autori hanno glissato sui veri fatti che portarono Pupetta in galera. Secondo gli inquirenti, infatti, l’omicidio si inquadra nella guerra di potere della camorra pre-cutoliana per la gestione dei prezzi del mercato ortofrutticolo. Nel 1955 Pupetta viene arrestata e condotta nel carcere di Poggioreale dove partorirà il primo figlio, Pasqualino. Nel 1970 si lega al boss Ammaturo con cui concepirà due gemelli. Nel 1974 il figlio Pasquale viene ucciso nel corso di un agguato (non aveva accettato la relazione della madre con Ammaturo e più volte lo aveva minacciato). Il suo corpo non sarà mai più ritrovato. Ma il primo incontro di Pupetta con la giustizia risale agli anni della scuola quando aggredisce una compagna ed è incriminata per lesioni gravi. Il padre, che nella fiction è un onesto macellaio, si occupa di contrabbando e viene espulso dal paese di residenza, lo zio è condannato per omicidio.

Intervenendo alla presentazione del film la vera Assunta Maresca, oggi quasi ottantenne, dice che scriverà un libro per raccontare la sua verità. «Vedova a 18 anni, dopo solo 80 giorni di matrimonio – racconta -. Volevo andare avanti col mio dolore ma volevo giustizia. Non ci fu niente da fare. Minacciavano la mia famiglia per farmi stare zitta. Voglio scrivere un libro per dire tutto di me, per essere capita a fondo, per far capire che vittima sono stata, per tornare a sentirmi viva».

Per la Arcuri è stata dura calarsi nei suoi panni e, soprattutto, dover parlare con accento napoletano. «È la prima volta che interpreto una persona realmente esistente, una prova difficile. Alcune scene mi hanno toccata profondamente – spiega -, mi tremavano le gambe. Lei venne sul seti i primi giorni di riprese, fu un incontro emozionante, sentirle raccontare la sua vita è stata le lezione più importante. Veder passare nei suoi occhi tutta quella sofferenza mi ha fatto capire come dovevo interpretarla».