È l’action-comedy-thriller di Guy Ritchie a dominare il box office delle feste

«Il mio Sherlock Holmes piace perché si muove come una rockstar». Lo sostiene Robert Downey Jr. che riporta sullo schermo il leggendario detective creato da sir Arthur Conan Doyle, ma senza la classica lente, cappello e mantellina, in versione action-hero intellettuale, che Warner Bros. ha portato in 600 sale italiane  in contemporanea con gli USA. L’attore, a Roma con il regista Guy Ritchie e i produttori (tranne sua moglie Susan, rimasta a casa in dolce attesa) per presentare il secondo episodio Gioco di Ombre, un’action story intellettuale, molto sofisticata ma accessibile a tutti.

«Un film indipendente, che mette in evidenza il potere delle donne, sottolinea Ritchie (già regista di film culto come Lock & Stock ed ex marito di Madonna), ma realizzato con i soldi degli Studios, le cui produzioni stanno migliorando in qualità. Downey non vede il suo personaggio come un Jake Sparrow metropolitano ma, piuttosto, ispirato a Robert Smith dei Cure. Il suo successo, comunque, a suo giudizio, è tutto merito dello storico autore, di cui non mancano continue citazioni dirette nei film.

«È stato un precursore, con i suoi racconti ha formato le successive generazioni di supereroi e superspie, da Batman a Bond», sottolinea il quasi cinquantenne Downey Jr., che nel film dà anche prova della sua abilità nel Wing Chung, una forma di kung-fu che  ha contribuito a liberarlo dalla dipendenza da alcool e droga. Al suo fianco come sempre Jude Law nei panni del fido dottor Watson e Rachel Mc Adams, con new entry del calibro di Jared Harris, Noomi Rapace (l’attrice svedese della trilogia Millennium, alla sua prima pellicola Usa), e Stephen Fry.

La storia, slegata dal primo episodio, è ambientata nella Londra di fine ‘800 con l’investigatore ossessionato dall’idea di catturare il geniale e avido Prof. Moriarty (Jared Harris), coinvolto in una serie di attentati e omicidi in tutta Europa, che rischiano di sfociare in una guerra mondiale. Holmes convince Watson, fresco sposo, ad accompagnarlo in questa travolgente e psicologica avventura, fra intuizioni, esplosioni, epici duelli attraverso Francia, Germania, Svizzera, in compagnia della zingara Sim (Noomi Rapace) alla ricerca del fratello assoldato da Moriarty.

A dare una mano a Sherlock entrerà in scena anche il mastodontico e misantropo fratello maggiore Mycroft (uno strepitoso Stephen Fry). Come contorno alle azioni dai fulminanti effetti speciali, momenti ludici come l’addio al celibato di Watson, e situazioni tra i due che rasentano l’omosessualità. «Il mio Holmes è particolarmente solitario e misogino – tagliano corto Downey Jr. e Ritchie -, la sua amicizia con Watson è assoluta. I libri ci hanno ispirato una sorta di amore gay platonico, il flirt tra i due è il fulcro del film. Abbiamo dato più spazio all’azione che all’aspetto investigativo dei libri – ammettono -, la risposta sarà nel terzo capitolo del film».

E la saga (il primo capitolo ha incassato nel mondo più di 520 milioni di dollari e solo da noi oltre 20 milioni di euro) si augurano i produttori, potrebbe essere infinita. «Potremmo ampliare l’aspetto investigativo girando in altri paesi europei (forse anche in Italia) – dice Downey Jr., che presto vedremo anche in The Avengers e in Iron man 3 -. Potrei continuare a fare l’eroe all’infinito, ma so che prima o poi dovrò fermarmi, vorrei evitare di sembrare un eroe d’azione da pensione. Cerco sempre nuovi progetti». Tra questi potrebbe esserci Vizio di forma, tratto dal romanzo di Thomas Pynchon, diretto da Paul Thomas Anderson.