Dal 6 giugno in sala il nuovo film di Zarantonello

«Il genere horror non è morto, ma bisogna saperlo reinventare». Ci ha provato, con successo, Jonathan Zarantonello con lo psico-thriller noir The butterfly room – La stanza delle farfalle. Affidato all’intensa interpretazione di un eccezionale cast tutto al femminile, dominato dalla sempre affascinante Barbara Steele, affiancata dalla mitica Heather Langernkamp, con Erica Leerhsen, Camille Keaton, Adrienne King, il film sarà distribuito dal 6 giugno dal produttore Enzo Porcelli nelle multisale di undici grandi città del centro nord.

Una bella sfida per il trentacinquenne regista vicentino, da sempre appassionato del genere, portare al cinema un personaggio di cattivo diverso, interessante. Ha tratto la storia dal suo libro Alice dalle 4 alle 5, e l’ha girata in inglese, in cinque settimane, a Los Angeles, spendendo solo un milione di euro, un venti per cento racimolato da produttori Usa e il resto in Italia, da Rai Cinema e dal ministero.

Protagonista di questo inquietante fiaba nera al femminile è l’elegante e solitaria Ann, una sorta di Hannibal Lecter in gonnella, ossessionata dalla sua collezione di farfalle, che stringe un’insolita amicizia con la piccola e all’apparenza ingenua Alice, con la quale instaura una distorta relazione madre-figlia che scatenerà una serie di omicidi brutali e bizzarri. L’unica ad accorgersi che qualcosa non va in Ann sarà la piccola Julie, figlia della sua vicina di casa, che scoprirà un terrificante segreto, coinvolgendo anche Dorothy, l’inquieta figlia di Ann, che dovrà confrontarsi con un passato che l’ha tormentata per anni.

«Un horror femminista» l’ha definito l’inglese Barbara Steele, protagonista negli anni ’60 dei film dell’allora esordiente Mario Bava (ma anche dei mitici 8 e 1/2 di Fellini e dell’Armata Brancaleone di Monicelli), eterea icona del genere di cui è poi diventata lei stessa produttrice. «In questi film le donne sono solitamente vittime e gli uomini predatori – fa notare l’attrice -, oppure quando sono le donne a uccidere, si vestono, si comportano e parlano come uomini. Stavolta accade il contrario».

Per Heather Langenkamp, una delle Scream Quenn più amate dell’horror moderno (antagonista di Freddy Krueger in Nightmare), questo era il film con cui voleva tornare al genere. «Un femminicidio al femminile – lo descrive Zarantonello -, un viaggio attraverso le paure inconsce delle donne e le dinamiche che le possono trasformare in assassine. Un film recitato da donne, per donne, per esplorare la metà oscura dell’essere femminile. È interessante parlare di qualcosa di diverso da sé – sottolinea -, la donna è la cosa che la maggior parte degli uomini non capisce. Ho mostrato due solitudini, portandole all’estremo, dove non si capisce più chi è la vittima e chi il carnefice, una sorta di provocazione. Ho usato le farfalle, simbolo di bellezza e dolcezza, per mostrare il lato oscuro delle protagoniste».

Negli Usa, racconta il regista, ci ricordano per questo genere di film fino agli anni ’70, poi c’è una sorta di buco. «C’è curiosità verso i nostri nuovi prodotti – dice -. Tutti girano, i film sono migliaia, ma pochi passano. Il guru degli sceneggiatori americani dice che intorno all’horror c’è uno zoccolo duro ma bisogna innovarlo perché torni in auge. Certo la crisi lo sostiene perché diventa uno specchio che riflette le nostre paure. È piacevole vivere il rischio senza correre davvero pericoli. Sono nato con i film di Dario Argento – ricorda -, negli anni ’80 li vedevo in tv, un po’ depurati, ma mi ispiro anche al cinema indipendente americano. Dopo il primo giorno di riprese ero devastato, è ben più difficile di un film d’autore: se non crei tensione non funziona». Nel cassetto ha già pronta un’altra storia carica di suspense, sempre al femminile, ambientata in una scuola dove vengono intrappolate e poi uccise le ragazze più belle, che resisteranno però con ogni mezzo al loro aguzzino.