Il regista di “The Blues Brothers” incontra il pubblico al Festival del Cinema di Roma

«Volevo fare una commedia romantica con cadaveri da sezionare, è stata questa la mia sfida». E l’ha vinta il regista John Landis, che al Festival del Film di Roma ha presentato in anteprima mondiale il suo Burke & Hare, una commedia macabra, con due immigrati irlandesi imbroglioni che per far soldi vendono cadaveri. Siamo nella Edimburgo del Diciannovesimo secolo, centro della ricerca medica, con i dottori delle università che cercano disperatamente corpi umani per le loro lezioni di anatomia. Intorno a questo allucinante scenario si dipana la gustosa commedia che il regista americano è tornato a girare in Inghilterra, sfruttando e rivisitando alla sua ironica maniera una storia vera molto sinistra, dai toni raccapriccianti, conferendole grande stile e arguzia. Il risultato è un divertente horror-comico che l’autore del mitico The Blues Brothers ha affidato a un eccezionale cast inglese.

L’intraprendente William Hare (Handy Serkis) e il suo socio William Burke (Simon Pegg), due squattrinati imbroglioni da strapazzo, quando ricevono dal dottor Knox (Tim Wilkinson) la richiesta di cadaveri “freschi” si rendono conto che sarà la una grossa fonte di profitti. Quando Burke si invaghisce di una bella attrice (Isla Fisher) e decide di finanziarle uno spettacolo teatrale, i due cercheranno di ampliare al massimo la loro macabra impresa andando a caccia di “materia prima”, pronti a procurarsela con ogni mezzo.  Quando Barnaby Thompson, capo degli Ealing Studios londinesi specializzati in questo genere di film, ha ricevuto la sceneggiatura, è rimasto molto colpito dal soggetto. «Credevo ci fosse qualcosa di meravigliosamente perverso – racconta – nell’ idea che Edimburgo, la capitale medica del mondo, avesse bisogno di cadaveri per alimentare la macchina della ricerca scientifica».

È difficile oggi trovare storie in cui i cattivi diventano i buoni e in questo copione c’era la giusta nuance. A Landis è subito piaciuto. Burke e Hare sono una sorta di moderni Stanlio e Ollio. «Nella realtà invece – spiega Landis -, erano due assassini che uccidevano a sangue freddo, come Jack lo squartatore, si fanno veri e propri tour giudati per visitare i luoghi dove sono vissuti». Per rendere al massimo le atmosfere dell’epoca ha girato tra Londra, le tre vecchie vie rimaste e il vero castello di Edimburgo, durante uno degli inverni più rigidi del Regno Unito, con temperature sottozero, piogge torrenziali che, sottolinea il regista, «Nella Edimburgo del 1828 questo renderà tutto magnifico!» A chi gli chiede come mai i film horror e le commedie difficilmente vengano premiate ai festival, risponde: «Spesso sono film di serie B, fatti solo per incassare. I critici poi sono presuntuosi. È come per i costumi, si lodano solo quelli d’epoca perché sfarzosi mentre quelli dei nostri tempi, più corrispondono al presente, più vengono presi sottogamba. È solo ignoranza, e poi i premi sono una cretinata». La Tv gli piace: «Oggi puoi fare per il piccolo schermo cose fantastiche, ma non è una gara col cinema. Hollywood non fa più certi film di un tempo, c’è la crisi».