Il talento registico di François Ozon si sta affievolendo? Questo ci si chiede dopo aver assistito a novanta minuti di vita di coppia a ritroso, sul modello involontario di Irreversibile di Gaspard Noé. Cinque episodi, accompagnati da canzoni italiane anni Sessanta (da Una lacrima sul viso di Bobby Solo a Mi sono innamorato di te di Luigi Tenco), due bravi attori (una bellissima e sensuale Valeria Bruni Tedeschi e un tenebroso e fragile Stéphane Freiss), un’ottima fotografia. La storia, però, di Marion e Gilles sembra costruita a tavolino, non appassiona, c’è una furbizia di fondo (devono piacervi per forza!) che dal cineasta di Gocce d’acqua su pietre roventi e del più recente Swimming Pool non ci si aspetterebbe. La sequenza dell’amplesso iniziale, dopo che il divorzio è stato sancito, da sola, mette a nudo gli stilemi e le tematiche che attraversano la visione del mondo di Ozon: il suo cinismo, la sottile misoginia, il cannibalismo psicologico, ma qui si dice da solo quando il sentimentalismo che mette in scena sia ironico (bella forza!), quanto i tramonti siano belli ed ingannevoli e soprattutto si compiace di passare da un tono “bergmaniano” per finire come Claude Lelouch.

La motivazione di presentare alcuni momenti forti all’interno della vita a due, nel corso del tempo “all’indietro”, tenendo a debita distanza la quotidianità giornaliera non regge, anche perché i singoli episodi si rifanno ai registi menzionati, più Rohmer per la scena del matrimonio. Le emozioni sono come raggelate, trattenute, un piccolo sorriso e via un’altra “tranche de vie”. Le infedeltà sono scontate, come pure le similitudini tra vita etero e mondo omosessuale (perché, a dirla tutta, Ozon continua a propinarci pillole di saggezza sui gay, mettendo sempre un personaggio femminile principale come specchietto per le allodole? Cuor di coniglio per maggiori incassi al box office? Il dubbio è lecito e legittimo) e anche la pretesa di evitare psicologismi di maniera, per piccole scene madri che dovrebbero essere esaustive sul perché una coppia scoppia fanno ridere. Per dirne una: in quale vita normale, una giovane donna appena sposata trova un americano bello e torvo per una notte di sesso e poi torna nel talamo coniugale? Fantasticherie di chi maschera la meschinità della vita con sogni da travestito in trasferta per Casablanca o un abbaglio. Che occasione sprecata, che sciupio per gli attori. Un brutto film, il primo che Ozon sbaglia. Clamorosamente.

di Vincenzo Mazzaccaro