“Aprire un festival di cinema con una commedia è un atto di coraggio”. Lo dice Alessandro Genovesi presentando la sua Soap Opera, che ha inaugurato il Festival del Film di Roma e che Medusa porterà nelle sale dal 23 ottobre in 450 copie. Un atto di coraggio dovuto al fatto che, come ha ribadito il direttore della kermesse capitolina Marco Muller, questa nona edizione vuol essere soprattutto una festa, popolare, per riavvicinare il pubblico alle sale. E la pellicola di Genovesi, originale, surreale e divertente, dovrebbe riuscirci.

L’autore ha spinto il pedale dell’ironia intelligente, aggiungendo guizzi di comicità, elementi latitanti nella maggior parte dei film di casa nostra appena sfornati. Risultato, una commedia piuttosto anomala, non becera nel linguaggio e non sciatta nell’ambientazione, un cast azzeccato e ben diretto, mai sopra le righe, con Fabio De Luigi, Ricky Memphis, Diego Abatantuono, Chiara Francini, Cristiana Capotondi, Ale & Franz, Caterina Guzzanti, Elisa Sednaoui, catapultati in un mondo stralunato e bizzarro, inventato, senza tempo, dove l’amore è trattato con i toni del melò.

Sono gli strampalati inquilini di una palazzina da soap, con i loro amici e i loro amanti, i cui destini si intrecciano la notte di Capodanno, tra nascite e suicidi, guarigioni miracolose e riconciliazioni. “Ho cercato di descrivere la vita come fosse una soap opera. Non amo molto il mondo che c’è oggi fuori, rappresentarlo al cinema non mi va – spiega Genovesi (che firma anche soggetto e sceneggiatura) -. Sono ben pagato per avere idee e svilupparle, ho scelto un linguaggio diverso, originale. Mi piace il cinema anglosassone, quel modo di raccontare le storie. Wes Anderson, Spike Jonze sono i miei punti di riferimento”.

Il coraggio di questa scelta, dice, non l’ha avuto lui ma i produttori di Colorado Film, Wildside e Medusa Film che gli hanno consegnato un alto budget per sette settimane di riprese nel tetro 8 di Cinecittà, dove hanno ricostruito l’interno dei vari appartamenti, sulla scenografia della strada d’epoca che faceva da sfondo a Gang of New York di Scorsese con Di Caprio. “Sono convinto – conclude – che il pubblico sia pronto ad accogliere qualcosa di leggermente diverso da quello che è abituato a vedere”.