Un film di Natale acido, cattivo, che malgrado il tema pesante fa ridere molto, un manifesto su quanto sia pericoloso non considerare la diversità un valore. Ce lo propone Rolando Ravello  nel suo secondo film da regista La prima pietra, con Corrado Guzzanti, Lucia Mascino, Kasia Smutniak, Serra Yılmaz, Valerio Aprea, Iaia Forte, prodotto da Domenico Procacci di Fandango con Warner Bros. Entertainment Italia, tratto dall’opera teatrale di Stefano Massini, che ne firma anche il soggetto, nelle sale dal 6 dicembre.

Finalmente una commedia italiana corale fuori dal solito seminato, assolutamente da non perdere perché veramente esilarante, molto politica, in cui si ride fino alle lacrime alle strepitose performance di Guzzanti, vera molla del film, e si riflette parecchio su temi al centro dell’ attualità come l’intolleranza, la mancanza di una vera integrazione, di condivisione. La guerra tra religioni c’è da sempre, fa notare il regista presentando il film a Roma con i bravissimi protagonisti, ed è un fatto assurdo, visto che tutte invitano alla pace.

La vicenda prende le mosse dal gesto apparentemente innocuo di un bambino musulmano intento a giocare con gli altri nel cortile della scuola elementare: lancia una pietra rompendo la vetrata di una finestra e ferendo lievemente il bidello e sua moglie. Il preside, un frustrato infervorato dai preparativi della solita recita natalizia a cui tiene sopra ogni cosa, convoca i familiari del bimbo, la maestra, i due danneggiati, per fare frettolosamente il punto della situazione, dando invece involontariamente vita a un acceso dibattito ricco di colpi di scena, anche violenti.
Ma chi è che innesca tutto il casino? Per Ravello non ci sono colpevoli, lo siamo tutti finchè facciamo della paura del diverso il motore delle nostre esistenze. Gli unici immuni nel film sono i bambini, ma quanto lo resteranno se non verrà fatto un vero sforzo culturale. Se quel preside che tenta di cavarsela con piccoli, meschini compromessi, fosse un politico, non sarebbe certo adatto a risolvere un problema così spinoso.