Domanda: come può una ragazza cedere alla tentazione di indagare sul passato del suo compagno e non trovarsi sopraffatta dal caos più completo? Risposta: semplicemente non può. Non riesce nel suo intento soprattutto se a complicare le delicate e non sempre positive indagini giungono una serie ben orchestrata di inconvenienti come un’amica falsa ed opportunista che spinge a curiosare oltre ogni limite stabilito e concesso, un palmare casualmente dimenticato che si trasforma in una tentazione irresistibile, tre ex di successo particolarmente attraenti che non fanno che accrescere una più che evidente insicurezza personale e le spietate regole del ‘talk show’ pronte a mettere in mostra i segreti di una vita. Dunque un disastro annunciato che l’inglese Nick Hurran, al suo debutto nel cinema americano, ha avuto il merito di dirigere con l’ironia e la leggerezza che caratterizzavano l’atmosfera delle commedie anni Cinquanta, modernizzando visuale e contesto e modificando le aspettative finali della sua protagonista. Dopo la non brillantissima prova in Le ragazze dei quartieri alti, Brittany Murphy in Tutte le ex del mio ragazzo contribuisce perfettamente dal punto di vista fisico e caratteriale a costruire l’immagine tenera e sprovveduta di Stacy (produttrice associata di una trasmissione televisiva) che, attendendo l’occasione giusta per realizzare ogni elemento del suo dettagliato progetto di vita, scopre come il passato del suo fidanzato sia più vicino di quanto lei possa immaginare.

Affetta da dipendenza nei confronti della musica di Carly Simon che sembra sostenerla ed aiutarla nei momenti topici e desiderosa di trasformarsi in una novella Melanie Griffith in perfetto stile Una donna in carriera, questa eroina innocente ma allo stesso tempo colpevole, regala al pubblico il ritratto di un personaggio che è impossibile non amare nonstante si stia evidententemente orientando verso una direzione sbagliata. Un essere umano fragile e piuttosto caotico che ci somiglia e ad attrae proprio per questa sua natura non sempre così ben definita. Se è vero che il pubblico è solitamente schierato con un’eroina senza macchia piuttosto che con una evidentemente colpevole, questa sceneggiatura ben orchestrata e rifinita sovverte le regole e costruisce una serie infinita di ambiguità caratteriali che si amplificano nel personaggio di Barb affidato alle doti interpretative di Holly Hunter. Conosciuta ed apprezzata per la sua versatilità e per l’Oscar vinto con Lezioni di piano affianca ora Brittany Murphy nella costruzione di questa dualità gradatamente svelata, inquadratura dopo inquadratura, per tutta la durata del film. Una presenza narrativa fondamentale che, oltre ad avere il compito di infrangere l’ingenuità e di apportare caos nella vita di Stacy, evidenzia la mancanza di una qualsiasi etica all’interno di alcuni processi televisivi e la rinuncia al rispetto, all’umanità e agli affetti in nome della spettacolarizzazione. Dunque una vera commedia degli inganni narrata con sense of humor e freschezza senza rinunciare all’immancabile morale da happy end. È inutile spendere gran parte del tempo a pianificare, indagare ed ordinare perché, per quanti sforzi si facciano, la vita sorprende sempre quando meno te lo aspetti.

di Tiziana Morganti