Bagliori nel buio, raffiche di fucile esplose in aria in una notte senza luna, atti eroici per una medaglia al coraggio e al valore; dalla Korea del 1952, ci spostiamo alla recente guerra del Golfo, e dallo spettro del Maccartismo si è catapultati verso lo strapotere delle multinazionali made in America. Se fosse però tutta una montatura con una serie di immagini proiettate nella mente di vittime sacrificali, allo scopo di insabbiare l’amara e cruda verità? Jonathan Demme, aprrezzato autore di indiscutibili capolavori dal sapore malinconico, psicologico e fortemente introspettivo, dirige un remake del maestro John Frankenheimer datato anni Sessanta. Il suo tocco c’è e si vede: è vero non è sempre utile confrontare le due facce di una stessa medaglia (i film sono tratti dal romanzo omonimo di Richard Condon) ma quel bianco e nero “stilizzato” (tanto per usare le parole di una delle interpreti) ci piaceva di più, anche perchè rendeva la vicenda affascinante ed ambigua salutata da un magistrale finale. I temi sono comunque scottanti e quantomai attuali, si pensi al problema della manipolazione mentale, una volta soggetta ad ipnosi, oggi con l’avanzare del progreso, per forza di cose legata all’innesto di microcircuiti o computer, eppure noostante una prima parte efficace, il film non decolla, anzi precipita. The Manchurian Candidate ci parla anche di madri e figli e attraverso questa metafora intimista si specchia in una critica sociale dettata dall’orgoglio, l’ambizione e la fiducia in un futuro sempre più incerto e preoccupante. Lo stile del regista sembra voler acciufare momenti tipici di alcuni suoi thriller dei favolosi Settanta (si pensi a Il segno degli Hannah con il persoanggio coinvolto in un mistero inespicabile) aggiungendo però atmosfere malate, oniriche e visionarie sulle orme de Il silenzio degli innocenti, ma alla fine dei giochi è la sceneggiatura complessa di Daniel Pyne e Dean Georgaris a farne le spese. Gli interpreti sono bravi ma comunque ingabbiati in una ricerca personale e credebile: Denzel Washington, alla ricerca di se stesso scompare un pò dinanzi alla straordinaria coppia Meryl Streep – Liv Schreieber.

di Ilario Pieri