I fantasmi di Liman  lasciano il  posto a quelli di  Greengrass: anime  perdute che  riempiono uno spazio  scenico traballante,  concentrato in spazi  e tempi che non ci  sono. Troppo inadatti  i  protagonisti di questo  sequel dai  grandi numeri, ed al regista di Bloody Sunday non resta che sfocare  l’immagine, renderla sporca, correggerla con voli,  sparatorie, incidenti, inseguimenti e ferimenti vari. Pur nella  simpatia che nutriamo verso un attore come Matt Damon che,  navigando in acque dorate non riesce a raccoglierne neanche una  manciata per sé, siamo costretti a riconoscere la sua eccessiva  inespressività, anche per un ruolo del genere, che è sì quello di un  superuomo, ma con tanti problemi, crisi di coscienza, insonnie e  quant’altro. Lo schema narrativo ricalca lo stile globalizzante di Ian  Fleming, senza tuttavia il suo schematismo buoni/cattivi, e  sostituendo al suo umorismo inglese una bella emicrania. Oltretutto  qui lo stratagemma sostitutivo attraverso la mimesi non è considerabile come un totale punto di forza a favore di un super- agente in missione, ma come un infimo stadio verso la sostituzione: il camuffamento della propria identità può portare a  toccare i propri limiti ed a verificare la propria debolezza. Più umano  dunque il Rambo di Ludlum, anche se troppo giovane per le sue infinite cognizioni. Si sono perse inoltre, in The Bourne  Supremacy, tra i tanti inseguimenti, quelle reminiscenze letterarie  che traspaiono dalla lettura del romanzo all’originie del film, quel  Doppio inganno in cui è tanto presente sia Pirandello, sia una  letteratura dedicata cui fa una certa eco il personaggio di Shingo di  Yama no oto di Kawabata Yasunari. Quest’ultimo in particolare  riassume i concetti del viaggio e della perdita di memoria  congiuntamente alla ricerca di quella che viene chiamata “morte  paradisiaca”, un luogo ove trovare rifugio, ivi identificato con il  monte Fuji (trasfigurazione del cielo). Ma la conclusione del  romanzo giapponese viene sovvertito e posto all’inizio in Ludlum dove il ricercato Paradiso indiano di Goa risulta fallimentare (Bourne  viene trovato). L’eredità di Liman è quindi un prodotto che  gode di una certa fruibilità, ma il nostro rammarico è per quello  che sarebbe stato il mondo di Jason Bourne senza ‘questo’ Jason Bourne…

di Alessio Sperati