Dal libro più celebre di Stefano Benni un film in sala, ma non aspettatevi miracoli

Stefano Benni era restio a far diventare film il suo libro Bar Sport. Ma Stefano Martelli tanto ha insistito che, dopo un inseguimento di oltre tre anni, l’ha convinto a cedergli i diritti per questa commedia atipica, corale, nelle sale dal 21 ottobre distribuita in 300 copie da 01 Distribution. Martelli ha dunque scritto soggetto e sceneggiatura con Alvau e Pecorelli, cercando di restare fedele al romanzo, rispecchiarne la poetica, l’atmosfera. Dimenticando però di arricchire il film di quella vena di caustica comicità che ha reso geniale l’autore del libro, arrivato alla ventinovesima edizione.

Non è servito a questo scopo neppure un cast supercollaudato alla risata intelligente, capitanato da Claudio Bisio e Giuseppe Battiston, col notevole contorno di Antonio Catania, Antonio Cornacchione, Angela Finocchiaro, Lunetta Savino più i due cammei di Teo Teocoli e Claudio Amendola, per dare un senso comico alla storia di questi amici da Bar Sport di provincia anni ’70, intorno ai quali si snoda il film, ricco di spunti divertenti che però non riescono a decollare.

«A Benni il film è piaciuto perché non è volgare» mette le mani avanti il regista. Neppure l’ultima commedia dei Vanzina (Ex, amici come prima) è volgare. Eppure ridi, esci dalla sala che ti senti leggero. Di questi tempi non è poco e il pubblico per questo li sta premiando. Martelli e soci invece, per raccontare il mondo di Benni, hanno scelto di andare al di là della comicità, puntando sull’affabulazione, raccordando i vari capitoli in un periodo unico e inserendoci i racconti. Sono comunque consapevoli di aver fatto un’operazione rischiosa.

«Le trasposizioni cinematografiche sono sempre dei tradimenti – sottolinea Martelli -, la nostra è stata una scelta diversa dalle risate». «È un genere nuovo, sperimentale per una commedia – spiega Bisio, che sottolinea – nulla a che vedere col film di Avati sul bar sport». Che, invece, viene subito alla mente, insieme a certe scene dai sapori tipicamente felliniani, agli espliciti richiami al Verdone assatanato giocatore di flipper su cui hanno costruito il “bullo da bar”, ai rimandi al Nichetti visionario con contaminazioni di gustose immagini di animazione. Insomma, un minestrone presuntuoso, poco divertente, che certo non riconcilierà Benni col cinema, odiato da quando gli fu rubata l’idea di questo libro per una commedia volgare con Banfi e la Venier nei panni della cassiera.

Un caso analogo a quello dello scrittore francese Daniel Pennac, scottato dal film La fata carabina per il quale concesse i diritti cinematografici e il prodotto non gli piacque. «Pennac da allora non dà più i diritti, a me che l’ho portato in teatro li ha concessi – spiega Bisio, che a gennaio tornerà sugli schermi con la versione italiana di Benvenuti al nord e in tv con Zelig -. La mia idea era di fare un film da Il paradiso degli orchi, ma lui mi permetterebbe di attingere a tutto il suo mondo. Sarebbe un’occasione fantastica, ma è una bomba a mano, un’impresa difficoltosa da gestire, finora non ci siamo mai riusciti. Secondo Daniel è addirittura impossibile riuscirci».