Il cinema in tempo di crisi ricorre agli sponsor e il film diventa una pubblicità di un’ora e mezza

Che gli sponsor siano entrati prepotentemente nelle produzioni cinematografiche non è più cosa nuova. In tempi di magra ben vengano anche i soldi della pubblicità, protagonista non più così occulta in quasi tutti i film, sotto il più garbato nome di “product placement” . Ma che per lanciare un prodotto, anche se ormai culto come il “Bacio” Perugina (nella neonata versione bianca), si arrivi a costruirci sopra un film, ci sembra una mancanza di rispetto per il pubblico che, con sempre maggior sacrificio, paga il biglietto non certo per assistere a uno spot di un’ora e mezza, e neppure particolarmente esilarante.

Il caso che ha suscitato il nostro sconcerto,  (che potrebbe aprire una deriva “pericolosa” verso un nuovo genere, il “CineCarosello”) è il film Lezioni di cioccolato 2, diretto da Alessio Maria Federici, prodotto da Cattleya, che la Universal porterà dall’11 novembre in ben 300 sale. Nel sequel ritroviamo la coppia Luca Argentero con l’egiziano Hassani Shapi, la new entry Nabiha Akkari (scoperta da Checco Zalone), supportati da due assi della commedia brillante come Angela Finocchiaro e Vincenzo Salemme.

Argentero, torna nei panni del geometra “sciupafemmine” fallito, che si rimetterà a fare il “cioccolataio” nel laboratorio dell’ex socio Kamal perché, innamoratosi della figlia dell’ ignaro egiziano superconservatore, vuol creare un cioccolatino speciale che illumini il cuore della recalcitrante amata. Così i banconi della pasticceria si riempiono di centinaia di prove di dolcetti, tutti con la forma dell’arcinoto cioccolatino umbro con vari colori e decorazioni.

Le lezioni del “maestro” Salemme (marchiato già nel grembiule) si tengono nella vera scuola del cioccolato Perugina (usata anche nel primo film perché ricrearla ex novo, spiegano i produttori, sarebbe costato troppo). Gli allievi, tra cui primeggia l’integerrima poliziotta Finocchiaro,  sono premiati a fine corso sotto un cielo stellato con la classica sagoma blu di due abbracciati. E i protagonisti, giovani e meno giovani, anelano al bacio, lo inseguono, lo esaltano e alfine lo consumano, con buona pace dell’aulico Cirano.

Argentero arriva a porgere all’amata il suo capolavoro “bianco” addirittura in un astuccio da brillante. Ci è sembrato davvero troppo. Lo sceneggiatore, Fabio Bonifacci, si schermisce: «Il marchio aiuta a raccontare meglio la storia, mai ricevuto nessun tipo di imposizione». «Un’azienda vera, molto radicata nel territorio – mette le mani avanti il produttore Marco Chimenz – fu citata (nominando un pallone) anche nel film di Zemekis Cast Away».

Argentero, dopo un debutto non proprio felice alla conduzione televisiva delle “Iene”, spera nella trilogia. «È stata un’incursione in un mondo che non conosco – si giustifica l’attore -, la tv finora l’ho solo subita. Se non ho trovato un equilibrio è perché non l’ho cercato. La mia rotta va verso un altro lido».  Dal canto suo il regista, felice di essersi sdoganato dagli spot pubblicitari e dal ruolo di “aiuto” di registi come Paolo Genovese, Massimiliano Bruno, Luca Lucini, a proposito dell’invadente “bacio” taglia corto. «Mi reputo fortunato di aver rappresentato il veicolo dell’amore». Chissà cosa ci aspetterà per San Valentino!