Dodici artisti contro la grande industria del cibo. La nuova mostra Junk Food, voluta da Tina Vannini e curata da Francesca Barbi Marinetti e Marcello Francolini, presso gli spazi espositivi de Il Margutta Veggy Food & Art di Roma, visitabile sino a metà dicembre con ingresso gratuito, propone sedici opere d’arte per cinque tematiche, con richiami al pop surrealista, a Pollock e all’arte sacra, contro il cibo spazzatura e contro le grandi multinazionali. Un atto di denuncia a suon di colori, pennellate, ombre e simboli iconici, contro la mercificazione e mortificazione del cibo. Un messaggio in arte per colpire l’industria del cibo “(ne)fast”, per raccontare la cultura del mangiare bene e di una nutrizione che parte prima dal cervello, poi dallo stomaco.

La mostra collettiva affronta questi temi da molteplici punti di vista attraverso la creatività sprezzante, ironica provocatoria e riflessiva di dodici artisti con sedici opere: Dorothy Bhawl, Marco Colletti, Ezia Mitolo, Moby Dick, Antonella Pagnotta, Pier The Rain, Mauro Sgarbi, Elio Varuna, Corrado Veneziano, e per courtesy della Galleria Federica Ghizzoni di Milano, Sara Baxter, Giovanni Crovetto e Romana Zambon.

La mercificazione del cibo, dagli anni Cinquanta in poi con il proliferare dei fast-food, ha portato ad un’alterazione dei prodotti con una ricaduta pesante sulle abitudini alimentari. Il cambiamento ha avuto un’influenza negativa anche sugli ecosistemi e a una relativa svalutazione del valore delle biodiversità. Un rapporto, quello con il cibo, che diventa sempre più malato, e che ha risvolti negativi anche da un punto di vista sociale. A partire dalla perdita di identità culturale, a seguire con il sempre più netto contrasto tra mondo occidentale e quello orientale. Un’alimentazione, infine, strabordante di grassi e zuccheri e povera di elementi nutrizionali, con gravi conseguenze per il nostro stesso corpo.

“Stiamo mano a mano perdendo il valore simbolico del cibo, che si sta trasformando sempre più in un contenitore di elementi senza un’anima  e deleteri per l’uomo e per il pianeta – spiega Tina Vannini – E’ per questo che c’è bisogno di un messaggio forte, essenziale, simbolico, che solo l’arte può riuscire a dare. Le opere in mostra potrebbero sembrare talvolta blasfeme e irrispettose, ma c’è bisogno di uno spintone culturale rigoroso, quasi violento, per cambiare rotta”. Il progetto culturale e artistico Junk Food nasce dall’ esigenza del Margutta di promuovere  una vera e propria petizione che sarà pubblicata online a livello nazionale con la quale si chiede di regolamentare l’industria del cibo, come quella del tabacco, etichettando il Junk Food con la stessa scritta shock “nuoce gravemente alla salute”.