Era proprio necessario tornare su quel polveroso campo da footbal nella sperduta Allenville in Nuovo Messico per riproporre l’avventura dell’ex campione Paul Crewe, sbattuto in gattabuia per scontare una pena “normale” e finito in una squadra di rammolliti rozzi e violenti, in un partita all’ultima meta contro i temibili secondini del penitenziario? La riposta dipende da un paio di buoni motivi: il ritorno dietro la macchina da presa di un regista, Peter Segal, reduce dai successi di critica e pubblico, la scorsa stagione, con l’interessante commedia sentimentale 50 volte il primo bacio e la partecipazione di un ex beniamino di fine anni ’70-’80, Burt Reynolds, nei panni del coach; non ultima la presenza di un grande mattatore americano, Adam Sandler, troppo in fretta etichettato “comico demenziale”, adorabile nelle vesti del nevrotico innamorato in Ubriaco d’amore e qui in quelli dell’idolo venduto. La pellicola mescola i dettami del “prison movie” e del musical (per la massiccia, quasi invadente colonna sonora sospesa fra banning blues e ritmi hip hop ) e racconta la strana vendetta da parte di un manipolo di ragazzacci ai danni di sentinelle (caricaturali) tutte muscoli e niente cervello. Nella sfida all’out-run emerge la figura di un direttore, interpretato con mestiere dal solito James Cromwell; curioso come questi sia stato più volte utilizzato nel ruolo del capo di un istituto, dipartimento (lo ricordiamo con il grado di capitano in L.A. Confidential) emblema di un sistema assurdo e spietato.

Accanto a lui vecchie glorie del passato sportivo e cinematografico, a cominciare dal redivivo Brian Bosworth assoluta action-star nel perdibile Forza d’urtoal quale si aggiungono atleti famosi e giganti dalle facce simpatiche. Segal non è Robert Aldrich e si vede, ma le sue ultime produzioni hanno tentato (in modo più o meno compiuto) di offrire alternative valide al film da cassetta vecchio stampo su piccoli eroi di tutti i giorni alle prese con l’assurdità del destino: dopo tutto un incontro fatale spingerà l’impenitente playboy a snaturasi per amore della bella Barrymore, così come l’assoluta buona fede e innocenza per non aver commesso il fatto vedrà travolto il mite “fantozzi stelle e strisce” in un vortice non-sense allestito da doc Nicholson per riconquistare la fiducia in se stesso. In entrambi i casi la maschera lunare dell’ex Saturday Night funzionava e senza troppe sbavature. Ne L’altra sporca ultima meta l’attore newyorchese dà vita ad una figura disillusa e infelice, marcia e colma di amarezza, costretta ad affogare le delusioni nell’alcool e a nascondersi da tutti in un castello dal quale vorrebbe trovare la fuga. Del match anche lo scatenato Chris Rock, vecchio compagno di ribalta, (idolatrato in patria) in una versione più misurata del galeotto Red di Rita Hayworth e The Shawshank Redemption nato dalla fantasia di Stephen King e interpretato per lo schermo da un intenso Morgan Freeman nella versione cinematografica Le ali della libertà.

di Ilario Pieri