Vendicarsi o andare avanti e godersi quello che si ha? E’ l’interrogativo che attanaglia i protagonisti del film Eravamo Bambini, nelle sale dal 21 marzo, prodotto da Minerva e Wildside con Vision e Sky. Un’ aspra vicenda di comune brutalità. Una storia corale sulla memoria, fatta di rimandi, di personaggi che si incontrano dopo tanto tempo, si scontrano e attuano una vendetta. Un film ipnotico, profondo, coinvolgente, liberamente tratto dal testo teatrale “Zero” di Massimiliano Bruno che ha scritto la sceneggiatura con Marco Martani che ha ottimamente curato la regia e ben azzeccato la scelta per i protagonisti di giovani, ottimi attori come Alessio Lapice, Lorenzo Richelmy, Giancarlo Commare, Lucrezia Guidone, Francesco Russo, Romano Reggiani, con un perfetto cameo di Massimo Popolizio.

Una storia di amicizia, di vite spezzate, di sangue e di un feroce e doloroso countdown durato vent’anni in attesa di una vendetta che appare inevitabile. Protagonisti sei amici da sempre che si ritrovano vent’anni dopo nel loro paese natale sulla costa calabrese per mettere fine, in un modo o nell’altro, all’angoscia che li perseguita dopo aver assistito da bambini a un cruento fatto di sangue.
In un messaggio uno di loro manifesta l’intenzione di voler tornare nel paese calabrese per vendicarsi di qualcosa o qualcuno. Gli amici lasciano subito le loro vite “interrotte” per raggiungerlo ed impedirgli di fare qualche sciocchezza. Ma una volta arrivati in quel luogo di vacanze e di ricordi, abbandonato traumaticamente vent’anni prima, tutti si renderanno conto che il vero motivo che li ha spinti a ritrovarsi dopo tanti anni sarà guardare in faccia l’orrore che hanno vissuto e fare finalmente i conti con quel trauma che non gli ha permesso di vivere una vita normale bensì l’ha trasformata in un inferno.

Martani ha costruito un’ impalcatura strutturale fatta di tre piani temporali che si alternano tra loro in un intreccio sempre più serrato. Come location ha scelto un posto dove ad emergere fosse il paesaggio umano ed emotivo. “Con il direttore della fotografia abbiamo deciso di dare ad ogni linea temporale un mood cromatico diverso – spiega ­ . Ma i differenti toni cromatici, man mano che si arriva alle drammatiche battute finali, si uniscono, si fondono tra loro, fino a non far più percepire differenze temporali allo spettatore. Tutti gli attori sono stati selezionati con grandissima cura, e tutti rigorosamente con notevole esperienza teatrale perché penso che questo sia prima di tutto un film di attori, dove è la ‘recitazione’ che fa il personaggio”.