Più che un progetto, è un Manifesto. Una dichiarazione di intenti che non accetta veti: “Più teatro, più musica, più libri. E il Cinema?” . E ancora: “Il pubblico c’è. Niente paura! Un nuovo cinema sta arrivando in città”. Si apre così il video del crowdfunding del “Cinemino” . Uno spazio  “a cavallo tra cinema di quartiere e hub internazionale”, come lo definiscono i suoi ideatori, che inaugurerà a febbraio in zona Porta Romana, a Milano, con 75 posti e un’area bar “tipicamente milanese”. In poco più di un mese di raccolta fondi, lanciata da un gruppo di giovani professionisti del cinema e della tv, sono stati raccolti 31.337 euro, provenienti da 275 donatori, tra cui semplici cittadini e personaggi dello show business.

Tra i sostenitori più convinti del cinecircolo c’è l’attore Valerio Mastandrea, che ha voluto “donare” una poltrona (ogni donazione, dai 16 euro in su, viene “ricompensata” con equivalenti benefits: biglietti gratuiti, ringraziamenti sui social,fino all’intitolazione di una poltrona per chi versa 500euro o più, ndr) al regista Claudio Caligari, scomparso recentemente. Mentre l’invito a visitare il cantiere ha radunato in via Seneca, durante le feste, centinaia di milanesi per un brindisi non più solo virtuale. E anche se manca poco per centrare l’obiettivo prefissato di 50mila euro, così da poter dotare la sala di proiettore, schermo e impianto audio, nei 20 giorni rimasti prima dell’inaugurazione sarà difficile riuscire a coprirne tutti i costi. Ma Il Cinemino vedrà la luce “qualsiasi sia la cifra raccolta”, tengono a precisare i suoi promotori. Un piccolo segnale di ostinata rinascita urbana, per un ambizioso progetto di rinascita culturale. Soprattutto in tempi di record negativi per la Settimana arte – secondo gli ultimi dati forniti dall’Anica il cinema italiano ha incassato circa 89 milioni di euro in meno rispetto al 2016, a fronte di un numero di biglietti venduti inferiore di 13.3 milioni – e di chiusura sistematica di sale storiche e persino multisale nelle principali città. A Roma, oltre 40 schermi si sono spenti in pochi anni.

L’ultimo a smontare per sempre, a causa di un affitto insostenibile, è stato il cinema Fiamma, vicino via Veneto. Già riconvertito in multisala ma celebre per aver ospitato la prima della Dolce Vita il 4 febbraio del 1960. Grazie all’occupazione di un pugno di residenti e studenti, a Trastevere è invece stato strappato alle ruspe un altro luogo simbolo della “Hollywood sul Tevere”: il Cinema America, edificato negli anni ’50. La sua mancata riconversione in appartamenti per turisti è finita in prima pagina sul New York Times, che ne celebra l’utilizzo aperto al territorio, con rassegne ed happenings che, da due anni, hanno ostacolato la massiccia “gentrificazione” del rione. Alla faccia dei multiplex con maxi schermi e dolby surround, la nuova tendenza sembra premiare le sale più raccolte, specie se portatrici di una identità riconosciuta. A Rimini, il 20 gennaio in onore del compleanno di Federico Fellini, si celebrerà in piazza, fino a notte, la riapertura del Cinema Fulgor, con la storica sala dedicata al “maestro” e ideata dallo scenografo premio Oscar  . Tra rassegne di cinema muto, documentari, film restaurati, mostre d’arte, l’idea è farne uno “spazio non convenzionale”, fruibile anche la mattina, da regalare alla collettività per una fruizione culturale condivisa.