Il cinema dell’Europa centro orientale torna protagonista dal 19 al 28 gennaio alla 29esima edizione del  Trieste Film Festival, diretta da Fabrizio Grosoli e Nicoletta Romeo. Nato alla vigilia della caduta del Muro di Berlino (l’edizione “zero” è datata 1987), il festival continua ad essere un osservatorio privilegiato su cinematografie e autori spesso poco noti al pubblico italiano, e più in generale a quello “occidentale”. Un ponte che mette in contatto le diverse latitudini dell’Europa del cinema, scoprendo in anticipo nomi e tendenze destinate ad imporsi nel panorama internazionale.

Due, quest’anno, le aperture: la prima, venerdì 19 gennaio, al Teatro Miela, con Sympathy for the devil di Jean-Luc Godard, evento inaugurale anche della retrospettiva Rebels 68. East’n’West Revolution. La seconda apertura, che lunedì 22 gennaio segnerà il debutto del Politeama Rossetti come sede principale del Festival, sarà affidata  a Djam, il nuovo film di Tony Gatlif fatto di musica, incontri, condivisione e speranza che racconta l’Europa della multiculturalità e delle migrazioni.
La chiusura è affidata a Elisabetta Sgarbi con L’altrove più vicino, un viaggio ai confini di una terra, un popolo, una cultura, che è appena oltre una soglia mobile, fatta per essere attraversata e cancellata milioni di volte dalle trasmigrazioni di persone, lingue, abitudini.

Tre i concorsi internazionali dedicati a lungometraggi, cortometraggi e documentari, giudicati dal pubblico del festival. Nove i film in concorso, tutti in anteprima italiana, sei i titoli fuori concorso selezionati come Eventi Speciali. Nove i documentari in concorso, tutti in anteprima italiana, quattro dei quali affrontano il mondo dello sport. Quindici i cortometraggi in concorso.
Il consueto Focus “nazionale” è dedicato quest’anno al popolo curdo sparso tra Turchia, Siria, Iraq, Iran, con una bandiera ma senza uno Stato.

Il Premio Corso Salani presenta cinque film italiani completati nel corso del 2017 e ancora in attesa di distribuzione. Opere indipendenti, non inquadrabili facilmente in generi o formati e per questo innovative, nello spirito del cinema di Salani.
Per celebrare per primi i cinquant’anni del ’68 una retrospettiva che indaga quell’anno cruciale del secondo Novecento dal punto di dell’ovest, con autori come Godard, Antonioni, Roeg e Bertolucci, e quello dell’est, con Pintilie, Dezső, Němec e Žilnik.

Prosegue la collaborazione con il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), che a Trieste premierà A Ciambra di Jonas Carpignano come miglior film italiano del 2017.
Infine, la riscoperta del “piccolo” (solo 12 minuti) ma importante documentario Bora su Trieste girato nel 1953 da Gianni Alberto Vitrotti.
Non mancherà la sezione Art&Sound  promossa in collaborazione con Sky Arte, con  5 titoli in anteprima che esplorano i più diversi ambiti artistici.
Il programma completo su www.triestefilmfestival.it