Da sabato 24 marzo una serie di film tv sull’argomento

La Rai si schiera compatta in difesa delle donne. Agli spot ministeriali e ai dvd intepretati da attori famosi contro le violenze fisiche e psicologiche che mietono un crescendo di vittime femminili (dall’inizio del 2012 si contano già 37 vittime) e alle associazioni che tendono una mano alle malcapitate, si uniscono ora anche due reti di viale Mazzini. Apre la pista Rai3 sabato 24 marzo alle 23.40, con Amore criminale, nove nuove puntate settimanali condotte da Luisa Ranieri.

Osa di più Rai1 che da martedì 27 maggio per quattro settimane propone al suo pubblico di prima serata la collana Mai per amore prodotta da Claudia Mori con Rai Fiction, scritta da Andrea Purgatori, Angelo Pasquini e Roberto Tiraboschi, che prende il titolo dalla canzone scritta e cantata per questi film da Gianna Nannini. Quattro film belli forti, diretti da registi doc come Liliana Cavani, Margarethe Von Trotta e Marco Pontecorvo e interpretati da altrettanto bravi attori. Cavani firma Troppo amore sullo stalking, in onda il 27 marzo, con Antonia Liscova e Massimo Poggio; segue il 3 aprile Ragazze in web di Pontecorvo con Carolina Crescentini e Francesca Inaudi, studentesse che si prostituiscono via Internet; il 10 aprile va in onda La fuga di Teresa della Von Trotta con Stefania Rocca violentata psicologicamente dal marito Alessio Boni. Chiude (per ora) la serie il 17 aprile Helena e Glory di Pontecorvo, con Barbora Bobulova madre dell’Est vittima del racket della prostituzione.

Una “fiction civile” l’ha definita la Cavani (ex membro del Cda della Rai), soddisfatta che sia stata pensata, girata e programmata dalla tv pubblica che, con equilibrio, ha il compito come servizio pubblico di fare luce su temi forti che ci riguardano tutti. «Non credevo che la violenza fosse così diffusa tra le mura di casa – sottolinea la regista -. Le donne si vergognano anche solo a parlarne con le amiche, non ammettono di subire violenze, si sentono persino in colpa, invece devono reagire, uscire allo scoperto, hanno diritto a essere difese. Il messaggio arriva a tutti, soprattutto attraverso un film». «Ho cercato di rappresentarle tutto – aggiunge Liskova -. È importante che si vedano da fuori e si riconoscano».

Pontecorvo ha evidenziato la vastità del problema delle ragazze che si vendono sul web per i soldi facili. «Scelte da non giudicare – precisa – ma da capire, da seguirne il percorso». «È necessario parlarne – aggiunge Crescentini che si è documentata a fondo -, il senso del pudore oggi è talmente basculante, nei giovani e negli adulti». «È interessante vedere il confine sottile che c’è in questo tipo di violenza, è la donna stessa che se la fa – dice Inaudi -, ti toglie la dignità di donna, sembra un gioco ma è prostituzione». «La violenza psicologica è la più difficile da decifrare e spesso si ripercuote anche sui figli – spiega la Rocca -, questa serie deve aiutare le donne a prendere coraggio e a far capire agli uomini cosa stanno facendo».

La Mori non condivide che queste storie siano giudicate troppo “forti” per la prima serata di Rai1. «E che ha un pubblico di beoti, da tenere in una riserva? – taglia corto la signora Celentano -. Vedono i Tg e tanti programmi inutili e orrendi. Sono stata d’accordo di non sviluppare due temi delicati come la pedofilia e la tratta delle nigeriane, ora stiamo lavorando sul gioco d’azzardo».

Tornando ad Amore Criminale, sette puntate saranno dedicate ciascuna al ricordo di una donna strappata alla vita dalla mano omicida di chi deva di amarla, con una docufiction che ricostruisce la vicenda e interviste alle persone vicine alla vittima. Due puntate “speciali” avranno invece per protagoniste due sopravvissute a storie di violenza. Claudia Vincenzi, plagiata per un decennio da un sedicente mago e Veronica De Laurentiis (figlia di Silvana Mangano e del produttore Dino) violentata a 19 anni e uscita dopo quindici anni da un matrimonio segnato dalla violenza psicologica,  che ripercorreranno il tunnel dal quale sono riuscite a uscire. Veronica, che ha raccontato la sua odissea in un libro, ha fondato una Onlus per aprire centri di ascolto e di accoglienza nei piccoli centri d’Italia.  “E’ un bell’esempio di servizio pubblico. La violenza

e’ trasversale a tutti i ceti sociali e questo programma vuole denunciare, riportando i fatti, senza morbosita’. Queste storie, che a volte vanno oltre l’immaginabile, mi hanno toccato nel profondo. Da attrice sono entrata nella vita di queste donne cercando di dar loro la mia voce, da narratrice”. Sensibili al problema sono stati di recente anche Raoul Bova e Michelle Hunziker, lui per la prima volta regista del cortometraggio “Amore nero”, con protagonista la bionda showgirl svizzera, che mostra la paura e le resistenze di una donna a denunciare il marito violento, che servira’ a raccogliere fondi per l’associazione “Doppia Difesa”, creata tre anni fa da Michelle (anche lei vittima di stalking) con l’avvocato Giulia Bongiorno per aiutare concretamente chi ha subito abusi. “E’ stato difficilissimo interpretare il dolore e la paura che ho sentito raccontare tante volte da queste donne – spiega Michelle -. Per fortuna oggi c’e’ una legge sullo stalking, che ha portato a molte denunce e arresti: è un piccolo passo,  la strada è ancora lunga”. “In Amore nero volevo mostrare soprattutto la violenza mentale che si subisce, la frustrazione di non poter chiedere aiuto a nessuno, la paura e solitudine in cui si trovano queste donne – spiega Bova – rompere il circolo vizioso culturale”.