Eleganza, emozione, ritmo. Ce li regala Pablo Larraìn col film Neruda, interpretato da Luis Gnecco, Gael Garcìa Bernal, Mercedes Moràn, al cinema dal 13 ottobre con Goodfilms. Il quarantenne regista cileno ha scelto di narrare la convulsa fuga dal suo paese del senatore-poeta perseguitato per la sua ideologia comunista dal regime del presidente Videla, condannato all’arresto, inseguito da un giovane, implacabile poliziotto (Bernal).

Un road movie intenso e poetico, ambientato nel 1948, che abbraccia temi universali come l’amore, il rispetto, la libertà, dove il destino dei protagonisti è nel viaggio che ne determina i cambiamenti. Lorraìn ha costruito il film mettendo insieme elementi biografici veri, altri inventati e giocosi, che rasentano la farsa e l’assurdo. “Ho ritratto un paese che soffrì la distruzione dell’anima con l’avvento di Pinochet – spiega il regista presentando il film a Roma -. Quando Neruda ricevette il Nobel raccontò quest’epoca, i due anni della sua fuga. Io racconto il suo universo”.

Per penetrare l’essenza di Neruda Larraìn ha lavorato cinque anni, letto tutte le sue biografie , intervistato chi lo conobbe. “Era un amante della buona cucina, del vino, delle donne, dei polizieschi –  racconta -, ma anche un fine diplomatico, un esperto di letteratura, non puoi separare il poeta dal politico, voleva cambiare il modo di vedere il mondo nei suoi lettori, in Cile ce l’hanno tutti nel sangue. Il film è un canto a lui, un poema che avrebbe potuto leggere. Mi piace il cinema realista ma il mio è un cinema di atmosfera”.