Un commedia fantastica, dal sapore grottesco e paradossale, per raccontare l’orrore di tutte le guerre. E’ la chiave scelta da Luca Immesi e Giulia Brazzale per il loro secondo lungometraggio, Le guerre horrende, con protagonisti Livio Pacella, Désirée Giorgetti, Dario Leone, liberamente tratto dal testo teatrale di Pino Costalunga, prodotto da Esperimentocinema di Paolo Sardi e Lorenzo Carvelli, nelle sale dal 16 aprile.

Un film poetico, importante, per riflettere sulla follia di chi guida le sorti del mondo e che ancora oggi fa dilagare cruenti, inaccettabili conflitti.
“L’idea fondante del nostro film è che le guerre e la violenza, siano solo il frutto del personale conflitto che giace irrisolto nel microcosmo che è in ognuno di noi” sottolineano gli autori, che hanno ambientato la vicenda in un fantomatico Purgatorio senza tempo, fra i boschi della provincia vicentina, suggestivo scenario per una piccola grande storia di umano dolore.

“A conclusione di questi intensi cinque anni dedicati alla commemorazione della Grande Guerra – spiegano gli autori – ci sembrava dovuta una riflessione sulla melma devastante in cui tutte le guerre sono capaci di appiattire vicende ed umanità”.  Il titolo di questa favola nera di forte ispirazione teatrale deriva da una frase di Machiavelli che per horrende intendeva imponenti e straordinarie le Grandi Guerre d’Italia, vere protagoniste del film, le due più grandi guerre che l’umanità abbia vissuto finora.

Protagonista della vicenda è il Capitano, eccentrico reduce dei due conflitti mondiali, ritiratosi a vivere in un misterioso bosco, con il suo vecchio carrozzone da circo, insieme ad un giovane e strambo scudiero. I due trascorrono tutto il tempo a narrare e inscenare epiche battaglie per un pubblico di insetti immaginari, con al centro stravaganti guerre tra formiche, zecche e mosche. In questa atmosfera fiabesca, l’arrivo di un giovane paracadutista ferito e privo di memoria, crea un crescendo di conflitti, tensioni e colpi di scena.
La narrazione della storia (recitata anche in lingua veneta), all’inizio favolistica e teatrale, surreale e sognante, con lo svolgersi della vicenda, lascia il passo al dramma della guerra, crudo e realista. La poesia riveste un ruolo principale nel film, dove i vari personaggi recitano versi di Folengo, Ruzante, gli anonimi pavani, Pessoa, Apollinaire, Govoni.