Favole, poesia, ironia possono essere un’arma valida nella lotta alla mafia. Ne è convinto Piefrancesco Diliberto (Pif) che stavolta va In Guerra per amore con Miriam Leone, Andrea Di Stefano, Stella Egitto, Maurizio Marchetti.  Il regista e attore palermitano, usa la chiave delicata e esilarante della commedia romantica, divertente ma anche amara (di cui è anche stavolta interprete e autore con Michele Astori e Marco Martani) per mettere sotto accusa senza peli sulla lingua chi e come favorì l’ascesa della mafia da contadina a potenza mondiale.
E non perde l’occasione per dispensare anche una bella lezione sulla nostra storia recente, che sicuramente grazie al suo linguaggio chiaro e surreale catturerà l’attenzione degli italici adulti smemorati e soprattutto dei ragazzi, che poco amano studiarla sui libri di scuola.

Pif fa dunque un salto a ritroso rispetto al suo primo delizioso film La mafia uccide solo d’estate e parte dall’America del 1943 dove, innamorato corrisposto di una fanciulla immigrata come lui dall’Italia ma promessa controvoglia a un giovane e ricco boss mafioso, per sottrarla a quelle nozze combinate deve riuscire a strappare il consenso del padre di lei per portarla all’altare. Ma il babbo vive in un lontano paesino della Sicilia dove infuria la guerra. Non gli resta che arruolarsi con gli “alleati” che stanno per sbarcarvi per liberarla dai tedeschi. Non è un militare con aspirazioni da eroe ma un umile cameriere, sempliciotto ma astuto, che per amore inventerà in zona di guerra scombinati e esilaranti stratagemmi che suo malgrado daranno i giusti frutti.

Il quarantaquattrenne autore siciliano stavolta racconta un aspetto della liberazione poco indagato dal cinema. Fatti confermati dalla sua scoperta a Londra del cosiddetto Rapporto Scotten, recentemente desecretato, che conferma la scesa a patti degli americani con Cosa Nostra per il controllo del territorio . “Lo sbarco in Sicilia è un evento storico che abbiamo cancellato. Non si è capito se noi abbiamo perso o vinto la guerra, per questo l’abbiamo rimossa – spiega Pif presentando il film a Roma -. La mafia fece quello che i partigiani fecero al Nord, gli alleati si appoggiarono ai boss locali che dopo, con il pericolo dell’avvento del comunismo, restarono a fare da sentinelle. Un patto di collaborazione e alleanze destinato a durare decenni. La caduta del Muro di Berlino nell’89 fece saltare gli equilibri, nel maxiprocesso del ’92 per la prima volta i mafiosi furono condannati e dopo poco c’è l’omicidio di Salvo Lima, e cambia il vento”.
Ha girato senza badare a spese tra Cinecittà World alle porte di Roma e Erice (Trapani) a 700 metri sopra il mare. E dedica questa commedia al grande Ettore Scola: “Diceva che bisogna far ridere per raccontare i grandi fatti storici”.