Enzo Gragnaniello tra musica e prosa

« La voce di Roberto Murolo è come il mare, quella di Mia Martini come la tempesta ». Li ha conosciuti bene e così li ricorda Enzo Gragnaniello nel suo spettacolo Erba cattiva…Non muore mai, scritto e diretto da Bruno Colella, in scena al Teatro Vittoria di Roma fino al 31 gennaio. Un raro caso in cui prosa e musica si fondono sul medesimo palcoscenico accalappiando il pubblico in un crescendo di emozioni, per oltre due ore. Interprete e autore di spicco della canzone napoletana e di brani per vari cantanti italiani tra i quali Mia Martini, Ornella Vanoni, Celentano e Andrea Bocelli, vincitore di tre Premi Tenco, Gragnaniello si cimenta per la prima volta sul palcoscenico anche in veste di attore, al fianco dell’attore milanese Luigi Di Fiore. Insieme regalano al pubblico due ore di intense emozioni, tra musiche che arrivano dritte al cuore, duetti in prosa, immagini di cruda attualità proiettate sui maxi schermi che incombono sulla scena.

Una scenografia semplice, fondali neri, qualche cuscino rosso, quattro musicisti perfettamente affiatati (Erasmo Petringa al violoncello, Ezio Lambiase alla chitarra, Emidio Petringa alle percussioni e uno strepitoso Attilio Pastore alle percussioni a fiato) che accompagnano le canzoni di ieri e di oggi, sottolineando la narrazione senza mai prevaricarla, e aiutano a creare un’atmosfera avvolgente, struggente. Tra le note jezzate si fa largo la ruvida, accorata voce di Gragnaniello che apre le porte alla nostalgia, alla voglia di futuro per quella sua Napoli edoardiana, decrepita e malavitosa ma trasudante profonda umanità. Lo spettacolo che riprende il titolo dell’ultimo album del cantautore napoletano è un viaggio attraverso i vicoli di Napoli, le sue difficoltà e contraddizioni. Un attore-regista (Di Fiore) e un musicista (Gragnaniello) si ritrovano a scrivere il testo per un loro spettacolo teatrale in cui si fondono ricordi, musica, vita vissuta,  e quella speranza che non si lascia sopraffare dalle mille difficoltà. 

Un viaggio ideale attraverso una Napoli che diviene specchio e simbolo dei contrasti del mondo intero, con le sue bellezze altere e le sue miserie, la disperazione e la speranza. È questo il pretesto per uno spettacolo coinvolgente che racchiude in sé i brani più noti del musicista, accanto ai dialoghi tra lui e l’attore che imbastiscono il loro copione, fra passeggiate tra i vicoli malfamati e i ricordi dei mitici Sanremo di metà anni Sessanta con la Cinquetti di Non ho l’età e Bobby Solo. Parole speciali e quasi un inno al grande Modugno al quale Enzo dedica Dio come ti amo. La messa in scena si muove su tre piani: quello musicale, in cui Gragnaniello accompagnato dai musicisti canta le canzoni del suo repertorio; quello della prosa che lo vede cimentarsi come attore nei duetti con Luigi Di Fiore e assistere divertito e commosso ai suoi monologhi; quello audiovisivo in cui sulle tre grandi pareti mobili vengono proiettate immagini e filmati di repertorio insieme ad opere originali di videoartisti.

Enzo e Luigi chiacchierano con ironia tra frammenti di immagini, suoni e corridoi di luce, ripercorrendo la loro vita di artisti, soffermandosi su tematiche scottanti e toccanti come la paura, la violenza, le morti bianche, il sovraffollamento delle carceri, l’emarginazione. Uno spettacolo da non perdere.