A due settimane di distanza da Red Eyeesce Flightplan – Mistero in volo. Identica ambientazione e architettura sistemica di emissione di tensione a più livelli: quella esterna di un ambiente precario, un cilindro di ferro sospeso a 12.000 metri di altitudine, e quella interna di un delitto perpetrato in quello stesso ambiente, per sua natura ansiogeno. Jodie Foster è Kyle Pratt una donna in volo da Berlino a New York con il marito in una bara nella stiva dell’aereo e la figlia che svanisce nel nulla a tre ore dal decollo. La donna, che ha partecipato alla progettazione dell’enorme jumbo da 800 posti, lo rivolta come un calzino con l’aiuto dello staff e dell’affascinante capitano Sean Bean. Niente. Non solo la bimba non si trova, ma si diffonde il sospetto che non sia mai salita a bordo, o peggio. Rapimento? Allucinazioni? Complotto di massa? Alieni? Di sicuro un ottimo punto di partenza per un thriller dai risvolti inattesi. Difficile farsi un’idea dell’accaduto quando la protagonista non trova la carta d’imbarco della figlia, e se prima la donna aveva l’attenzione di tutto lo staff, dopo un’ora di estenuante ricerca, all’ assistenza dell’ agente Carson (Peter Sarsgaard) si sostituisce il parere professionale della psicologa Greta Scacchi.

Il thriller claustrofobico del regista tedesco Robert Schwentke si basa in larga parte sulla prestazione della sua protagonista, venendone in qualche modo soverchiato. Gli sceneggiatori Peter Dowling e Billy Ray, hanno raccolto con ben poca modestia l’eredità dell’ hitchcockiano La signora scompare (1938) ed hanno “fosterizzato” Flightplan sostituendo alla prima idea di un protagonista maschile, ingegnere aerospaziale vedovo e con figlia al seguito, la diva de Il silenzio degli innocenti, con il risultato che l’attenzione del pubblico va ora più sulle mutazioni espressive del viso ceruleo e tesissimo della protagonista piuttosto che sulle evoluzioni del plot. Da una parte è meglio così. Perché se da un lato veniamo colpiti dalla regia di Schwentke che striscia tra le lamiere del Boeing esplorandolo in ogni suo minimo anfratto, dall’ altra restiamo spiacevolmente colpiti quando il meccanismo si inceppa e il mistero si svela. Un buon thriller diventa a questo punto un action movie piuttosto banale e la nostra immaginazione viene messa a dura prova.

di Alessio Sperati