La cinematografia spagnola si lancia nello sfaccettato e concorrenziale mondo dell’animazione portando sui nostri schermi El Cid – La leggenda, prodotto dalla Filmax e premiato in patria con il Goya. Un tentativo sicuramente coraggioso e degno di rispetto ma che, comunque, sembra non essere destinato a suscitare grande clamore e successo sul campo internazionale. Certo non disprezzabile nella grafica e nei disegni (animati al digitale), i quali subiscono l’influenza delle atmosfere paesaggistiche castigliane nelle colorazioni ocra e terra, le avventure di Rodrigo e Gimena, tanto care al pubblico iberico per chiari motivi nazionali, potrebbero non trovare comprensione e partecipazione da parte di un pubblico giovanile totalmente all’oscuro dell’epica di un paese straniero e, soprattutto, abituato ad un contenuto sempre più sfaccettato ed adulto. Anche se i principi sostenuti sono quelli universalmente riconosciuti dell’onestà, del coraggio e dell’onore, la vicenda di El Cid si avvicina eccessivamente al più classico prodotto disneyano che ha lasciato spazio alla modernità non tanto tecnica ma, soprattutto, narrativa della Pixar. Concorrere con Gli Incredibili Shrek 2 non sarà sicuramente un’esperienza facile da sostenere. Da alcune stagioni i team più quotati (Pixar e Dreamworks) all’interno del mondo dell’animazione si sono dedicati a strutturare vicende elaborate su dei principi che si discostano dalla tradizione. Se ancora sopravvive come uno degli elementi fondamentali quello dell’amicizia, a prendere nettamente il sopravvento sono delle tematiche sociali ben precise che i ragazzi hanno dimostrato di saper affrontare e comprendere. Da Il Re Leone(una delle animazioni più amate) ad oggi si è proceduti verso una graduale intensità tematica, culminata con La ricerca di Nemo, in cui si sono affrontate le problematiche legate al rapporto padre/figlio ed ai problemi legati alla menomazione fisica. Un panorama che la Filmax e la produzione spagnola ancora non ha scandagliato, affidandosi, nel loro esordio, alle origini più radicate del proprio paese. Una scelta, questa, che li ha condotti verso un’opera di sicura efficacia didattica (potrebbe essere utilizzata per proiezioni scolastiche) ma che in sala garantirà, probabilmente, l’interesse di una fascia di pubblico meno ampia.

di Tiziana Morganti