Stefano Calvagna è un versatile e prolifico artista romano che porta avanti da anni un suo particolare percorso nel cinema italiano indipendente, occupandone un posto di tutto rispetto. Regista, sceneggiatore, produttore, montatore, attore, persino interprete di alcuni brani delle colonne sonore dei suoi film. E’ ovvio che un personaggio così atipico a volte sia anche un po’ “discusso” dagli inevitabili “invidiosi” che, nell’ambiente dello spettacolo, non mancano mai. Ma Calvagna, che piaccia o meno, è una concreta realtà: ha la capacità di realizzare molte opere in breve tempo e tutte riescono a trovare una distribuzione nelle sale a livello nazionale, a fronte di tanti film, magari dalle velleità intellettualoidi, spesso finanziati dallo Stato, che non vede nessuno.
Il cinema di Calvagna, quasi sempre di denuncia sociale, realizzato con budget ultra “low”, non vuole essere “impegnato” a tutti i costi, ma ha un suo stile crudo e diretto, con una cifra stilistica ben riconoscibile. E’ uscita da poco la sua ultima fatica, intitolata “Cattivi & Cattivi”, ambientata in una Roma periferica, caratterizzata dalle gesta di bande di malviventi in rivalità tra loro, che si intrecciano pericolosamente con una giustizia non sempre all’altezza e, soprattutto, non sempre trasparente. Una storia asciutta, che nulla concede alla retorica, in grado di tenere desta l’attenzione dello spettatore dalla prima all’ultima inquadratura. Un film sincero, a tratti violento, ma dove non si concede mai nulla al gratuito. Bella la fotografia, livida al punto giusto, in sintonia con l’ambientazione di “sublime” degrado. Bravi gli attori, su tutti il protagonista Massimo Bonetti, la bella e convincente Ines Nobili, e soprattutto Claudio Vanni, in una caratterizzazione particolarmente indovinata. In un ruolo completamente diverso dal solito, troviamo anche il comico Enzo Salvi.
Insomma, pur con gli inevitabili limiti derivanti dal basso costo, siamo di fronte a un buon lavoro che dovrebbe consentire a Calvagna di far cadere una volta per tutta gli ingiusti pregiudizi che il “sistema cinema” riserva ai “cani sciolti”, ovvero a chi non fa parte del cosiddetto “politicamente corretto”.