“Se avessi una settimana di tempo per vivere la vita di un altro, cosa sceglierei? Di vivere la mia”. Non ha dubbi Enrico Brignano nel dichiararsi contrario a qualunque cambio di identità. Cosa che invece lo rende felice nella commedia Tutta un’altra vita, molto ben interpretato al fianco di Paola Minaccioni e Ilaria Spada diretti da Alessando Pondi, che invade 350 sale per divertire e far riflettere su quanto la società d’oggi invogli sempre più a sognare di “rubare” la vita di chi è più fortunato per dare una scossa alla propria.

Una commedia brillante che mette in luce le più comuni problematiche di coppia, come quelle che il nostro tassista vive, sopraffatto dalla scialba quotidianità con moglie e figli, dalla quale fugge per qualche ora al giorno calandosi nei panni di un ricchissimo cliente che, partendo per le Maldive, dimentica sul sedile del taxi le chiavi della sua super lussuosa villa. Lui ne approfitta per vivere qualche ora senza freni, accanto alla bellissima Lola incontrata infiltrandosi a un esclusivo party, che ne ignora la vera identità plebea.

Nulla da eccepire sull’ottima interpretazione dei tre protagonisti, mai sopra le righe, che hanno seguito passo passo la sceneggiatura molto ben scritta da Pondi con Logli, Irrera e Graiani, rendendo accettabile l’ennesima commedia italiana dalla storia tutt’altro che originale. Difficile non farla scivolare nella farsa, ma loro ci sono riusciti, facendo prendere al film decisamente le distanze dai tanti più che discutibili recenti prodotti nostrani.