Giorgio Tirabassi ha fatto un piccolo miracolo: far rivivere la comatosa commedia italiana. Il Grande Salto, di cui è coautore, regista, protagonista con Ricky Memphis, è un gioiellino imperdibile, comico e drammatico, intriso di quella indimenticabile poesia di cittiana memoria che il cinema nostrano sembra da tempo aver abbandonato, segnando vistosi autogol.
L’abilità di Tirabassi è stata riuscire a far ridere dall’inizio alla fine del film su vicende umanamente assai drammatiche. Aveva già raccontato con successo in teatro la storia di Nello e Rufetto, due amici cinquantenni  maldestri rapinatori di periferia che usciti di galera decidono di mettere a segno il colpo che segnerà una svolta nelle loro misere vite. Temeva però di riproporla al cinema, strangolato da film zeppi di stereotipi, ma per fortuna si è deciso a rischiare, puntando su una storia non pensata a tavolino, che non scimmiotta i prodotti americani, convincendo il sempre lungimirante vicepresidente di Medusa Film, Giampaolo Letta, a distribuirlo dal 13 giugno in più di 250 sale, in un periodo apparentemente poco appetibile come l’estate. Ma il passaparola tra il pubblico farà il resto.

Non va assolutamente persa l’occasione di vedere finalmente una pellicola che diverte e commuove, dalle battute fulminanti, mai sopra le righe, recitate a puntino dai due protagonisti, affiancati da attori ineccepibili tra cui Gianfelice Imparato e Paola Tiziana Cruciani. Imperdibili gli esilaranti cameo cui si sono prestati in amicizia Valerio Mastandrea (un poco sveglio impiegato postale), Marco Giallini (un ruvido capo Rom), Lillo Petrolo (un improbabile trafficante d’armi). Si ride fino alle lacrime mentre sale un groppo alla gola di fronte al doloroso, funesto cammino dei due amici, in fondo buoni ma segnati da un avverso destino, cui tenderesti volentieri una mano. Sì, perché l’esigenza della svolta, di fare il grande salto, in fondo è sempre più presente in tutti noi.