Chi lo avrebbe mai detto. Anche gli eroi mascherati debbono affrontare problemi di natura domestica come qualsiasi uomo comune. Dunque ecco che il famigerato Zorro, al secolo Alejandro De La Vega, alias Antonio Banderas, riposti cappa e spada, torna ogni sera nella sua tenuta in California per correre tra le braccia di una scontenta Elena (Catherine Zeta-Jones), stufa di essere sempre abbandonata al proprio destino da un uomo troppo dedito al dovere e al richiamo del popolo. In definitiva si tratta dell’eterno dilemma che affligge uomini eccessivamente assorbiti dal proprio “lavoro” e donne costrette a far fronte all’educazione dei propri figli in perfetta solitudine. Certo se poi a questa consuetudine aggiungiamo un’ identità segreta da difendere, l’indipendenza di un nascente Stato da proteggere, per non parlare dell’amore di una donna piuttosto intraprendente ed imprevedibile da riconquistare, la situazione si arricchisce di qualche imprevista complicazione che può risultare estranea ad un quotidiano andamento. In sintesi, però, Martin Campbell ha proposto il ritratto di una famiglia del 1850, certamente un po’ atipica (non è usuale trovare una moglie bella e spadaccina ed un figlio di dieci anni con la spiccata propensione per i guai) ma comunque un nucleo che perfettamente rispecchia i canoni all’ interno dei quali in molti potrebbero riconoscere pregi e difetti del proprio vissuto.

Una scelta, questa, capace di arricchire di originalità la realizzazione di un buon sequel caratterizzato da un giusto equilibrio tra comicità ed azione. Un secondo appuntamento della saga il cui compito è in un certo senso quello di smitizzare l’eroe, renderlo più umano mettendo in evidenza la goffaggine più che la scaltrezza. Dopo il fascino misterioso di Alain Delon e Tyrone Power, Antonio Banderas veste per la seconda volta la maschera di Zorro giocando con rara ironia sulla sua avvenenza latina messa decisamente alla prova da una determinata Catherine Zeta-Jones (spalla perfetta di un duo affiatato), ben decisa a separarsi da un marito inaffidabile (e speriamo per lui che non abbia firmato alcun contratto pre-matrimoniale). Sicuramente un eroe così sconfitto nella sua sfera personale non l’avevamo mai visto. Ubriaco, folle di gelosia e affannosamente alla ricerca di una macchia nel passato del nuovo spasimante della sua ex, fino a quando Campbell non gli offre la possibilità di riscattare la sua virile dignità con inseguimenti al limite del plausibile e duelli dalle complesse coreografie. Ovazione popolare a parte, il regista costruisce un perfetto e del tutto previsto happy-end con moglie e figlio a seguito, ma quanta fatica deve sostenere il suo eroe per risparmiare sugli alimenti. Chissà che tutto questo non possa essere d’ispirazione per altri sventurati…

di Tiziana Morganti