Trasformare in immagini un grande romanzo poliziesco di 500 pagine in cui si parla di conoscenza, storia, letteratura, filosofia, non è stata un’impresa facile. Lo confida il regista Giacomo Battiato presentando la versione televisiva da lui diretta del best seller mondiale di Umberto Eco Il nome della rosa, interpretato da attori italiani e stranieri di altissimo livello, in onda in quattro puntate su Rai1 in prima serata da lunedì 4 marzo.
Un thriller gotico avvolgente, un progetto internazionale ambizioso per la Rai, che ha garantito il rispetto del romanzo letto da milioni di persone nel mondo, di ogni età, e una grande sfida per Rai Fiction, che ha coprodotto il film (tutto girato in lingua inglese, a Cinecittà e in Abruzzo, tra Sulmona e L’Aquila) con Palomar, 11 Marzo Film, Tele Munchen.

Più che un libro un’ enciclopedia, che sottolinea l’importanza della cultura, del sapere della tolleranza, tematiche di estrema attualità. Ambientato nel 1300, nelle cupe atmosfere del Medioevo, già approdato al cinema trent’anni orsono con Sean Connery nei panni del frate Guglielmo da Baskerville, perfettamente  interpretato stavolta per la tv da John Turturro (che lo ha anche sceneggiato con Battiato, Andrea Porporati, e Nigel William), che approda con il giovane novizio Adso (il tedesco Damian Hardung) in un’solata abbazia benedettina sulle Alpi per difendere l’Ordine francescano minacciato dal papato e si trova a dover scoprire l’autore di misteriosi e cruenti delitti consumati tra quelle solide e oscure mura. Per l’adolescente Adso sarà un viaggio iniziatico attraverso la lotta feroce per il potere, scoprirà l’amore, la difesa della cultura, imparerà a usare la ragione per salvarsi la vita.

Ruolo intenso per Rupert Everett quello del grande inquisitore Bernardo Gui, che ben rappresenta l’integralismo religioso ingiusto e senza pietà, braccio armato di quella fede utilizzata a fini politici, come pretesto per scatenare conflitti. Un periodo oscuro in cui gli uomini sono privati del piacere e della libertà della conoscenza. Nella nutrita schiera dei monaci gli attori, Michael Emerson (l’Abate Abbone), Fabrizio Bentivoglio (il misterioso Remigio) , Stefano Fresi (il mostruoso  Salvatore), Roberto Herlitzka (il vecchissimo Alinardo), Richard Sammel (il capo bibliotecario Malachia). Nelle cruente scene fuori dalle mura si scontrano Alessio Boni e Greta Scarano (l’eretico Dolcino, la sua compagna Margherita che interpreta anche la loro figlia Anna), Sebastian Koch (il generale dell’esercito imperiale e padre di Adso),Antonia Fotaras (la rossa occitana amante di Adso).

“Il libro affronta temi attuali ancora oggi, sottolinea come la conoscenza fosse un baluardo contro il potere. Mi attirava la possibilità di far emergere nella sceneggiatura il modo di pensare, la filosofia del mio personaggio” racconta Turturro nell’affollata presentazione della serie tra alcuni suggestivi set allestiti in casa Rai.
Pur restando fedele al libro Battiato si è preso alcune libertà nel rappresentare l’abbazia gotica, rendendola più magica, meno aspra. “Il Medioevo non era un periodo buio ma multicolore, lo dimostrano le opere di Giotto” spiega il regista che per i costumi ha potuto contare sulle indiscusse capacità di  Maurizio Millenotti.