Il cinema è vivo e ben calato nel presente. Lo vuole dimostrare la Settimana Internazionale della Critica, sezione indipendente della Mostra del cinema di Venezia dedicata esclusivamente alle opere prime, che torna al Lido dal 31 agosto al 10 settembre per lanciare talenti emergenti attraverso un cinema di oggi, fatto oggi, per sguardi di oggi.
La rassegna promossa dal Sindacato internazionale critici cinematografici presieduto da Franco Montini, lungi dall’essere un banale emporio di merci cinematografiche ma in grado di offrire buone idee sullo stato del mondo in cui viviamo, ha nel tempo scoperto autori come Olivier Assayas, Mike Leigh, Harmony Korine, Kevin Reynolds, Pedro Costa, Antonio Capuano e Michel Bena.

La selezione di questa 31esima edizione della Sic è molto musicale, vitale, giovanile. Sette i film in concorso (scelti tra 500 arrivati da ogni arte del mondo), la cui proiezione sarà preceduta da altrettanti cortometraggi proposti nella nuova sezione Sic@Sic (Short Italian Cinema, creata in collaborazione con Istituto Luce Cinecittà) con opere prime di giovanissimi autori italiani, tenuti a battesimo da Marco Bellocchio col suo corto inedito Pagliacci realizzato con gli allievi del laboratorio di Bobbio.

Le sette pellicole in gara, scelte fra più di 500 arrivate da ogni parte del mondo saranno introdotte, fuori concorso, dal cruento thriller femminista Prevenge diretto da Alice Lowe. La trentenne documentarista piemontese Irene Dionisio passa alla finzione con Le ultime cose che analizza come la crisi economica abbia cambiato molte vite. L’iraniano Keywan Karimi (probabile erede di Kiarostami, condannato dal regime a un anno di carcere e 223 frustate per offesa all’Islam) propone Drum, un noir visionario in bianco e nero, girato clandestinamente per le vie di Teheran. Akher Wahed Fina del tunisino Ala Eddine Slim è un viaggio avventuroso e fantascientifico sullo smarrimento di un migrante. Los nadie è il furibondo punk in bianco e nero girato da Juan Sebastián Mesa in sette giorni con soli 2mila dollari fra le strade più inaccessibili di Medellin. Prank, racconto di formazione del canadese Vincent Biron, ritrae un gruppo di teppistelli di provincia che filmano coi telefonini le loro atroci bravate. Il francese Jérôme Reybaud ipotizza nel suo road movie Jours de France un sensuale viaggio erotico-sentimentale assistito dal navigatore gay Grindr. Pepe Smith, leggenda settantenne del rock filippino, è protagonista con Lav Diaz di Singing in Graveyards del ventiseienne Bradley Liew, ritratto dolceamaro delle Filippine e delle sue contraddizioni.
In chiusura, fuori gara,  Are We Not Cats di Xander Robin, un melodramma dark-horror viscerale made in Usa, scandito dalla musica dei Funkadelic, Yvonne Fair, Lightning Bolt e Albert Ayler.