Una carriera praticamente stroncata dalla scelta di fare coming out lo accomuna a quella del suo amato Oscar Wilde del quale Rupert Everett racconta la parte finale, meno nota, della vita del poeta, drammaturgo irlandese finito dalle stelle alle stalle della galera, ai lavori forzati per “reati” omosessuali, nel film The Happy Prince, che ha scritto, di cui è stupefacente interprete e che segna anche il suo debutto nella regia.
Un ritratto dai toni fiamminghi di un Wilde malinconico e indigente, divorato dalla malattia e dai rimpianti per le pene inflitte alla moglie Constance (Emily Watson) e ai figli, sostenuto nelle sue ultime ore solo dagli amici scrittori Robbie Ross e Reggie Turner (Colin Firth).
Come sottolineano i titoli di coda, Wilde è stato graziato nel 2017. Everett ha impiegato dieci anni per trovare i soldi per realizzare il suo sogno: questo film, bellissimo e amaro, che finalmente lo riscatta dai leggeri ruoli gay offertigli nel recente passato. Una carriera decisamente in ripresa, che in questi giorni lo ha portato a Cinecittà sul set del kolossal televisivo In nome della rosa, nel quale interpreta un perfido monaco inquisitore.

Everett, quanto c’è di autobiografico nel suo film?
C’è un parallelo con la mia carriera nel cinema, che è stato aggressivamente eterosessuale. Se sei gay devi negoziare, negli anni ‘80 e ‘90 ti scontravi contro un muro forte, per me Wilde è stato una grande fonte di ispirazione. Solo dal 1968 l’omosessualità è stata legalizzata in Inghilterra, lui era un irlandese, un pervenue che dileggiava il sistema, ha pagato anche per questo. Politicamente si è tirato addosso lo scandalo, se non avesse portato in tribunale un lord forse la società lo avrebbe perdonato, la crocefissione se l’è inflitta da solo.

Ha pensato subito di interpretarlo?
Ho pensato esclusivamente a me per continuare a vivere nel cinema con un ruolo forte. Non volevo farne una icona ma renderlo più umano.

Come mai ha scelto di raccontare solo la seconda parte della vita di Wilde?
Era la parte più romantica, questo vagabondo della letteratura trasformato in relitto umano. Ho letto quasi tutti i libri, le lettere, dai dettagli capisci i suoi passi.

C’è un messaggio valido ancora oggi?
La sua storia: distrutto perché omosessuale, ancora oggi è una realtà in tutto il mondo, anche in Italia con l’avvento della Lega. In Liguria hanno persino negato l’ appoggio al gaypride. L’omofobia è sempre più forte, è un fenomeno pericoloso, preoccupante, dobbiamo vigilare sempre.