La memoria è un documento dell’identità personale, della propria storia, ma più di tutto della propria coscienza. Questa consapevolezza è stata solo una delle tappe del viaggio intrapreso da Paolo Ruffini con Ivana Di Biase per realizzare il film  PerdutaMente che tocca i confini del complesso mondo dell’ Alzheimer nei cinema il 14, 15, 16 febbraio distribuito da Luce Cinecittà, e vedrà gli autori coinvolti in numerose presentazioni con il pubblico.
Prodotto da Ruffini e Nicola Nocella con Antonino Moscatt e Angelisa Castronovo in collaborazione con Fondazione Polli Stoppani e il contributo di Roberto Cavalli, il film affronta un tema di particolare impatto sociale, con tono  profondo e insieme leggero e disincantato, per un coinvolgimento del pubblico più ampio possibile.
“Noi siamo la nostra memoria, e perderla significa perdere sé stessi. Significa abitare un corpo senza esistere – commenta Ruffini -. Attraversando l’Italia ho avuto il privilegio di entrare nelle case di persone sconosciute e straordinarie, che hanno condiviso con noi le loro storie. Storie di vite fuori dal comune, segnate dal male, storie di dolore e disperazione, ma soprattutto storie d’amore”.

La traccia seguita, nel corso di questa indagine, è stata la differenza tra cura e guarigione. Dal morbo di Alzheimer non è possibile guarire, ma è possibile curare, se non la malattia, la persona, proprio con l’amore. La prima domanda è stata: “Che cosa significa prendersi cura di un malato di Alzheimer?”. La risposta è stata: “Amare”. Ruffini si mette in viaggio per l’Italia alla ricerca di incontri, esperienze, confronti con persone affette dal morbo e con chi se ne prende cura: parenti, amici, affetti. Quello che emerge, sorprendente e irrefrenabile, non è un racconto di malattia, ma è un racconto d’amore. Di un amore come cura, e non di chi è colpito dall’Alzheimer, ma di chi è vicino ai pazienti.
In una stagione in cui ogni giorno e a ogni ora parliamo di ‘contagio’, il documentario ci racconta storie di un’Italia nascosta, colpita da un male, e allo stesso tempo colpita da una reazione straordinaria all’altezza del cuore.