Realizzato nel 2001 dall’esordiente Yongyooth Thongkonthlin, uno fra i più importanti registi della televisione commerciale tailandese, The Iron Ladies ottenne una menzione speciale al Festival di Berlino, il Premio del Pubblico a Toronto e uno strepitoso successo al patrio botteghino. Fenomeno che andò oltre le ben più rosee aspettative, il film venne concepito in seguito ad un’incredibile vicenda realmente accaduta nel 1996: la vittoria del campionato nazionale maschile di volley da parte di una compagine formata quasi interamente (eccezion fatta per un elemento) da omosessuali, travestiti e transessuali. Da sempre derisi e allontanati da tutte le squadre precedenti, Mon e Jung avranno la possibilità di riscattarsi grazie alla nuova allenatrice di un team provinciale: voluta dal governo per allestire un gruppo vincente, la donna inizia a vagliare un gran numero di atleti. Terminate le selezioni, però, ecco che i problemi non tardano a presentarsi: tutti i ragazzi scelti abbandoneranno subito la squadra per la presenza di Mon e Jung che, sbalorditi e delusi, andranno a cercare alcuni vecchi amici per provare a coinvolgerli ed inserirli nella formazione.

Sarà dura, ma alla fine riusciranno a mettere in piedi la squadra che, poco a poco, vittoria dopo vittoria, giungerà addirittura alle finali nazionali, aggiudicandosi il titolo e la simpatia della gente: il nome di questa incredibile compagine, The Iron Ladies, resterà per sempre impresso nei ricordi delle persone. Simpatico ma tutto sommato modesto, il resoconto filmato di quest’impresa a dir poco inaspettata potrebbe essere letto come ulteriore strumento per affinare la lotta per l’accettazione sociale: mantenendo sempre alto l’umorismo, il regista prova anche a tratteggiare il dramma quotidiano che ogni personaggio è costretto a vivere in relazione alla società. Scegliere però tutti attori eterosessuali (a parte Gokgorn Benjaathikul, vero transessuale che interpreta Pia e che, nell’edizione italiana, è doppiato da Eva Robin’s) – a dire dello stesso Yongyooth Thongkonthlin per evitare che il pubblico si focalizzasse sul film solo per un cast completamente gay – diventa probabilmente scelta controproducente: di sicuro credibili, gli interpreti non riescono a contenere l’inevitabile macchiettismo e, di conseguenza, la recitazione sempre al di sopra delle righe. Tutti elementi che, alle lunghe, finiscono per annoiare.

di Valerio Sammarco