Quanto conta l’amore in una coppia e quanto è reale? Se lo chiede Sergio Rubini nel suo nuovo film Dobbiamo Parlare, presentato alla Festa del Cinema di Roma e nelle sale dal 19 novembre, di cui è regista e protagonista con Fabrizio Bentivoglio, Maria Pia Calzone, Isabella Ragonese.
L’attore pugliese voleva raccontare le parole, la loro pericolosità, attraverso due coppie di amici, una borghese e una di intellettuali, che si ritrovano a fare i conti con le loro vite sentimentali, amicizia e tradimenti, in un lussuoso attico nel centro di Roma.

Una sera in casa di Vanni (Rubini), scrittore di grido di mezza età e di Linda, la sua docile e innamorata compagna trentenne (Ragonese) piombano, in preda a una violenta crisi coniugale, gli amici Alfredo (Bentivoglio), esuberante cardiochirurgo di chiara fama e sua moglie Costanza, che ha appena scoperto il tradimento del coniuge su whatsApp. Il tentativo di far emergere la verità provocherà recriminazioni e rancori che investiranno senza pietà anche i due all’apparenza sereni padroni di casa.

Rubini con Carla Cavalluzzi e Diego De Silva ha prima sviluppato la storia in forma  teatrale, portandola con gli altri tre protagonisti in palcoscenico (dove torneranno dal 22 novembre a febbraio toccando le principali città italiane). Dopo sei prove aperte, messi a punto testo e personaggi, ha girato  in sequenza, nella stanza dell’appartamento teatro della vicenda.

Conscio che il suo film ha un impianto simile ad altri, più o meno recenti (tra cui il famoso Carnage di Polanski), Rubini ha voluto contraddistinguerlo con i caratteri della nostra classica commedia all’italiana. Ha dunque cucito sul bravissimo Bentivoglio il ruolo comico del “barone” del bisturi grossolano e di destra, con moglie dermatologa insofferente e viziata con cui divide case e cassaforte, entrambi nemici della verità. Per lui invece si è ritagliato il ruolo dell’ intellettuale di sinistra, pagato e appagato, convivente con l’ex allieva che lo aiuta nella scrittura dei romanzi con la quale condivide anche la teoria del “dirsi tutto”.

Le due donne sono le figure portanti della commedia, in molte scene esilarante anche se un po’ sopra le righe. Sono loro rispetto ai compagni quelle capaci di scegliere, di rischiare. “E’ un film al femminile – conferma Rubini -, legato alla voglia di parlare e di tacere delle donne, raccontato dal loro punto di vista”. Il milanese Bentivoglio è perfetto nel parlare un romanesco a volte sboccato che scatena sonore risate: “Mi ha promosso la troupe – spiega – tutti romani doc”.