La Festa del Cinema di Roma apre i battenti ricordando Falcone e Borsellino nel bel film di Fiorella Infascelli Era d’Estate, proiettato la sera prima dell’apertura ufficiale alla presenza dei familiari. Un film semplice, intimo, non il racconto di una cronaca ma della grande rinuncia a una vita normale, che costringe chi lo guarda a sapere un po’ la storia. Prodotto da Domenico Procacci con Rai Cinema, uscita prevista a marzo 2016, ma l’anteprima al Festival romano, potrebbe far aprire subito uno spazio nelle sale.
Massimo Popolizio si cala con misura e ironia nei panni di Giovanni Falcone, Beppe Fiorello è Paolo Borsellino, Valeria Solarino è l’avvocato Francesca Morvillo, che saltò in aria al fianco del marito Giovanni mentre in auto percorrevano l’autostrada per Palermo. Claudia Potenza è Agnese Borsellino che con i tre figli adolescenti seguì il marito all’isola dell’Asinara dove i due magistrati, comunque trucidati dalla mafia nel 1992, furono “deportati” in tutta fretta per ragioni di sicurezza nel 1985, alla vigilia del maxi processo da loro istruito, uno dei più grandi del secolo, che decapitò i vertici di Cosa Nostra.

La regista ha voluto girare proprio nella foresteria dell’isola sarda, penitenziario di massima sicurezza, che accolse davvero i due magistrati e le loro famiglie, minacciati di morte, guardati a vista da terra e dal mare, dentro e fuori casa, costretti a non uscire per non rivelare la loro presenza. Non ripercorre le cronache di quel periodo, punta a scandagliare il lato più privato dei due uomini, indaga sui loro affetti, sulla loro intimità, come se quella vacanza obbligata, la prima passata insieme, desse modo ad ognuno di scoprire l’altro.
“Ogni volta che guardavo le loro fotografie – ricorda Infascelli – mi colpiva la loro complicità, il loro modo di guardarsi ridacchiando, la loro ironia che era una parte importante della loro vita. Ho provato a portare queste cose nel film”. Prima di girare ha parlato a lungo con figli, moglie, amici, colleghi e conoscenti di Borsellino. “Unendo frammenti veri e inventando una quotidianità sconosciuta è nata la sceneggiatura, poi la cosa più difficile – ammette-, i dialoghi. Ho subito capito che volevo fare un film semplice, quasi geometrico, riprendere tutto in modo molto naturale. Far vedere sempre il mare, che cambiava come gli stati d’animo dei personaggi, unire la sensazione di paura, di morte con l’ironia”.

“Quando mi hanno offerto il ruolo mi sono tremati i polsi, la storia di Borsellino parla da sola – racconta Fiorello -. La sceneggiatura mi ha reso più sicuro, avrebbero potuto scriverla loro due, mi ha fatto sentire protetto, confortato”. “E’ un particolare segmento della vita di Falcone – spiega Popolizio -, ho lavorato sulle sfumature, ironiche, malinconiche. Girare proprio su quell’isola ha creato la giusta atmosfera”.
“In quella fase politica c’è la previsione di un futuro in cui nulla  è cambiato” aggiunge Fiorello, pensando alle gravi vicissitudini politiche vissute recentemente da Lucia Borsellino. “E’ tutto un grande cassonetto” osserva amaramente Popolizio.